Enrico Paronetto detto “Osto” per via del suo mestiere, ha giocato a rugby e lo segue praticamente fin dalla nascita. Tuttavia, con grande umiltà non vuole definirsi un “ultra’ da curva”, ma un semplice tifoso appassionato dei Leoni e del rugby in generale, che conosce molto bene e che oggi considera -non a torto- l’eccellenza assoluta nel mondo dello sport trevigiano.[s2If !current_user_can(access_s2member_level1)] …READ MORE[/s2If][s2If current_user_can(access_s2member_level1)]

Età: 45 anni whatsapp-image-2017-01-11-at-11-43-54

Mestiere: Oste

Soprannome da tifoso: “Osto”

Come e quando sei diventato tifoso del Benetton Rugby?

Sono cresciuto a San Paolo, a due passi dallo stadio di Monigo, e ho giocato un anno con le giovanili in under 16, a quindici anni. Ho sempre visto le partite, ho sempre seguito abbastanza, non sono mai stato un tifoso da curva ma li seguo assiduamente da quando si giocava le mitiche finali con Padova e con Rovigo.

Come hai vissuto il passaggio dal campionato italiano alla Pro 12?

In Italia è arrivato un punto in cui eravamo la squadra da battere, e non c’era quasi mai partita con gli avversari. Sinceramente, al momento dell’approdo nel “rugby che conta”, ero convinto che il Benetton più preparato all’impatto con le grandi square straniere.. Vederlo perdere così spesso inizialmente fu una delusione… Però c’è stato anche un lato positivo.

Cioè?

Beh, il campionato attuale è molto più tecnico, ha portato a Monigo un rugby di livello più alto, più spettacolare. Vedere il Benetton giocarsela e a volte battere squadre così forti ed evolute, è veramente motivo d’orgoglio e di grande spettacolo.

Il 2016/17 non sta andando secondo le attese.

Ci sono stati molti infortuni che hanno inciso negativamente sul nostro rendimento, perché il livello della rosa dei Leoni è abbastanza alto secondo me. Purtroppo mancano sempre 4-5 giocatori importanti ogni partita. Se per l’anno prossimo migliorano la preparazione atletica, evitando certi infortuni, l’anno prossimo il Benetton potrà sul serio dire la sua. Ad oggi non si è ancora mai riusciti a schierare il 15-tipo.

Che differenza vedi tra il rugby che si gioca in Italia e quello che si gioca in Europa?

Il rugby negli anni è cambiato, e noi siamo arrivati tardi. Loro giocano più sulla velocità, sulla corsa, sulla palla, mentre il rugby italiano è più fisico. Noi siamo meno furbi e meno tecnici.

Secondo te il Benetton e le Zebre si stanno evolvendo come devono?

Diciamo che ci stanno provando. Forse servirebbe qualcosa in più, ma indubbiamente ci stanno provando. Magari ci vorrebbe qualche elemento molto abituato a quel tipo di rugby, che possa anche insegnarlo ai giovani. Qui in Veneto è ancora radicata la cultura del rugby come sport principalmente fisico.

A proposito di Veneto: cosa ne pensi dell’appeal straordinario che il rugby riscuote tra i giovani?

Treviso e il Veneto sono la patria del rugby. Il Benetton è da sempre un’eccellenza assoluta, il Mogliano è oggi la miglior squadra del campionato italiano, e il Tarvisium è una realtà fantastica per i giovani. E siccome basket, volley e calcio a Treviso sono calati in termini di qualità e risultati, oggi è il rugby lo sport che raggiunge il livello più alto in provincia.[/s2If]