Pimpa, un cane con sembianze da mucca: ovvero l’affresco della serenità. Rassicurante nella combinazione di due mood omogenei eppure diversi, improntati alla fedeltà e alla paciosità. Non si sarebbe potuto inventare di meglio, Francesco Tullio Altan – in arte semplicemente Altan – per divertire la figlioletta di pochi anni.

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«Si, in effetti avevo mia figlia in braccio quando è nata Pimpa, un disegno così, fatto per gioco», confessa sornione il vignettista trevigiano. Nessuno poteva invece immaginare che quei grandi pois rossi avrebbero incantato tre generazioni di italiani.
Pimpa fa la sua prima apparizione pubblica nel 1975, nell’edizione settimanale del Corriere dei Piccoli, e conquista
immediatamente la simpatia dei giovani lettori. Poi, il suo mondo fantastico si popola di altri animali parlanti: Coniglietto, il
coniglio a pois celesti, la gatta Rosita, il gallo Colombino e tanti altri. La matita di Altan lavora freneticamente, per la gioia di grandi e piccini. E il temperamento semplice e cordiale della persona si fonde nell’affabilità dei suoi personaggi.
Almeno fino alla comparsa di Pimpa Gemella, che segna il primo tentativo “morallegiante” del fumettista veneto. La
Gemella non è altro che l’immagine riflessa e critica di Pimpa, alla quale essa si rivolge con lepida interlocuzione, consigliandola e ammonendola. Altan – nel solco della favolistica di Esopo e di Fedro – sa bene che il modo più conveniente per fare emergere i comportamenti negativi dell’uomo passa attraverso la traslazione dei soggetti; perciò la nitida autocritica di Pimpa-Gemella Pimpa assomiglia a un transfert dell’animo umano nel quale si coglie l’aspirazione a una condotta di vita più “etica”, non priva di indulgenza e autoassoluzione. «Ora sto lavorando alla quarta serie della striscia, che dovrebbe partire su Rai YoYo verso maggio per poi continuare fino a metà dell’anno prossimo», annuncia l’artista. «Ho praticamente finito
lo storyboard, il resto lo faranno gli animatori».

Fin dal 1983, infatti, Pimpa è anche un cartoon, con all’attivo i più prestigiosi premi internazionali della specialità; oggi è
trasmesso sui canali dedicati ai ragazzi della Rai e maggiori tv europee. Ma Altan non disegna solo animali. Le sue prime collaborazioni italiane (fino al 1974 ha vissuto in Brasile) sono con Linus, dove prende forma il personaggio di Trino, un dio un po’ arruffone impegnato nella creazione di un mondo spesso imperfetto.
«Un dio esecutore che prende ordini non si sa da chi», sorride il Nostro, incurante di qualunque tentativo ermeneutico. «Io non mi pongo il problema del significato dei miei personaggi, che sono solo creazioni fantastiche». Freud non sarebbe d’accordo, ma del resto all’artista non si può chiedere di essere l’esegeta di se stesso. Anche nel campo della satira politica, lo spirito di Altan punge con feroce disincanto. Celebre il suo Cipputi, operaio metalmeccanico comunista espressione di una categoria di lavoratori ideoligizzati. Oggi le sue vignette – pubblicate su Espresso, Panorama e Repubblica, a dimostrazione di una capacità comunicativa mai offensiva – raffigurano in genere persone comuni; raro trovare riferimenti a personaggi politici.
L’unica eccezione è un uomo che evoca Silvio Berlusconi, ritratto con in mano una banana ovvero un ombrello sistematicamente rivolto contro il sedere di un altro. Il simil- Berlusconi è un imbonitore, per ammissione dello stesso autore, e gioca con le parole per suggestionare e ingannare. A quel punto la mente corre a un più attuale prestigiatore del
verbo, ma il disegnatore è rapido a marcare le differenze: «non c’è paragone, Berlusconi aveva evidenti conflitti di interesse, Renzi non mi pare che si trovi in questa situazione».

Gianfranco Bonanno