FranaCadore2Prima il nubifragio, poi la frana: almeno due le vittime accertate, ma potrebbero essere quattro, della bomba d’acqua che ha colpito il Cadore ieri sera. Una colata di fango ha travolto ciò che trovava sul suo percorso, comprese alcune vetture parcheggiate di fronte a una baita, vicino alle piste da sci, e trascinate nel greto del torrente Rusecco. Tra i comuni più colpiti San Vito e Borca di Cadore, nel bellunese. Almeno 4 gli smottamenti registrati: statale Alemagna e regionale 48 delle Dolomiti chiusa per ore e Cortina isolata.

FranaCadore3“Il bilancio resta per ora provvisorio – ha dichiarato Giampaolo Bottacin, assessore regionale alla Protezione civile – manca ancora qualcuno all’appello”. Il corpo senza vita di un turista polacco – la compagna era stata salvata subito – è stato trovato questa mattina a oltre un chilometro di distanza dalla sua auto, trascinato via dall’acqua. L’altra vittima è una giovane donna: il suo corpo è stato recuperato questa mattina alle 8 nella zona del cimitero di San Vito.

FranaCadore4Ingenti e ancora tutti da quantificare i danni: distrutti alcuni impianti di sci, il paese di San Vito sommerso dal fango, negozi, uffici e appartamenti a piano terra inagibili. Centinaia le persone – tra volontari, vigili del fuoco, uomini del soccorso alpino, dei comuni e delle forze dell’ordine – al lavoro per riportare il Cadore e la valle del Boite alla normalità.

Il Presidente del Veneto Luca Zaia sta seguendo da ieri sera con grande apprensione gli sviluppi della situazione e monitora in tempo reale la macchina dei soccorsi attraverso l’assessore Bottacin, sul posto da ieri sera. La rete regionale degli aiuti e dei soccorsi in Cadore si è messa in moto tempestivamente: le squadre dei volontari della Protezione civile sono state subito attivate e i soccorritori e i mezzi del Suem, coordinati da Paolo Rosi, sono stati subito allertati.

“Purtroppo episodi di questi tipo – osserva Zaia – si stanno ripetendo con insistente frequenza  su tutto il territorio nazionale a causa dei cambiamenti climatici, ma anche di un colpevole disinteresse verso il territorio. La vera emergenza nazionale, da aggredire senza se e senza ma, è la messa in sicurezza del suolo e la prevenzione del rischio idrogeologico. Avevamo visto giusto nel predicare da anni, in linea con il piano di interventi firmato dal professor Luigi D’Alpaos, meno cemento e più opere di difesa del suolo”.