Treviso in Rosa. Un evento che in sole tre edizioni partito in sordina per celebrare la tappa a cronometro del Giro d’Italia, la Treviso – Valdobbiadene è cresciuto in modo esponenziale. Un evento inizialmente ludico ma poi cresciuto con scopi benefici e umanitari, a favore delle donne, in particolare quelle ammalate di cancro. Quello tra i più aggressivi, al seno.

Una patologia, come spiega il dott. Alessandro Gava, primario di Radioterapia al Cà Foncello di Treviso e presidente provinciale della Lilt,  che colpisce ogni anno 765 pazienti in provincia di Treviso, 4.600 in Veneto e 50 mila in tutta Italia. Una nuvola rosa di donne, tutte rigorosamente in rosa, per sostenere la Lilt, Lega Italia per la Lotta contro i Tumori di Treviso, da quarant’anni in prima linea nella promozione della salute femminile. Infatti parte del ricavato della corsa andrà a sostenere l’allestimento di un ambulatorio rosa per le visite senologiche nella sede dell’associazione. Ai nastri di partenza, il camper mobile con i volontari Lilt a dispensare consigli.

Correre fa bene alle donne. «Nella salute come nello sport arrivare presto può avere un duplice vantaggio per la paziente» sottolinea Alessandro Gava, presidente della Lilt provinciale. Creare una cultura della prevenzione, seguire corretti stili di vita e aderire agli screening oncologici rappresentano un concentrato di benessere da non sottovalutare. Tra gli elisir di buona vita ci sono la dieta mediterranea e la corsa.

«Nell’ambito della prevenzione primaria, per la rimozione delle cause che provocano la malattia, la scienza ci dice che un’alimentazione sana a base di cereali, legumi, frutta, verdura e poche carni rosse o lavorate, comporta un minore tasso di incidenza del cancro e delle recidive. Così come l’attività fisica, non agonistica e ripetuta più volte alla settimana, genera una riduzione del tumore» aggiunge Gava. La prevenzione e la cura. L’80% delle donne trevigiane aderisce agli screening senologici, strumento fondamentale per ottenere una diagnosi precoce e quindi migliori chance di ripresa. «Se il tumore viene individuato quando ha una dimensione inferiore ai 2 centimetri possiamo intervenire con una chirurgia conservativa e contare su un tasso di guarigione del 90%», spiega Gava. Su questo fronte l’impegno della Lilt è costante: ogni anno vengono aiutate un centinaio di donne che affrontano la malattia. Si offre sostegno psicologico prima e dopo l’intervento chirurgico, nonché durante la chemioterapia che porta alla caduta dei capelli. Le più giovani vengono supportate nella cura della fertilità, con la conservazione degli ovuli per consentire una futura maternità. E ancora si sostengono le coppie quando il cancro mette in crisi il rapporto con il partner.