La meta preferita per le vacanze è la Croazia che sorpassa il Veneto. L’indagine non indica i motivi della disaffezione verso il Belpaese ma gli austriaci non ci amano più. Non come una volta. Non siamo più la “Bella Italia”, meta dei loro sogni, paradiso del sole e del mare, dove trascorrere le vacanze estive o almeno qualche giorno nei fine settimana. [s2If !current_user_can(access_s2member_level1)] …READ MORE[/s2If][s2If current_user_can(access_s2member_level1)]

Le lunghe code di auto alle frontiere italiane e ai caselli autostradali d’uscita per Jesolo o Caorle non ci devono ingannare. Le nostre spiagge sembrano ancora affollate da ospiti scesi dal Brennero o da Tarvisio, ma a fine stagione, quando faremo i conti, vedremo che le cose non sono più come una volta.

 

Il segnale del cambiamento ci viene anticipato dall’Ift (Institut für Freizeit-und Tourismusforschung), l’istituto austriaco che si occupa di ricerche nel campo del turismo e del tempo libero. Una di queste indagini, che viene ripetuta ogni anno da vent’anni, ha per oggetto le cosiddette “intenzioni di vacanza”. Al campione di intervistati viene chiesto dove intendano recarsi quest’anno per le ferie. Non significa che poi ci vadano per davvero, ma ciò che importa è conoscere come si siano modificate nel tempo le loro preferenze.

 

E il risultato di quest’anno per l’Italia (che significa soprattutto per il Nordest e per il Friuli) è sconfortante: per la prima volta da quando l’Ift conduce i suoi sondaggi (ma potremmo tranquillamente dire per la prima volta da sempre), non è più l’Italia in testa alle loro preferenze, ma la Croazia. Il nostro Paese è stato indicato dal 14% degli intervistati, la Croazia dal 19%. Beh, si potrebbe dire, poco male: i gusti cambiano e magari il prossimo anno potremo tornare ad essere i preferiti. Ci si può consolare anche in questo modo, ma sarebbe illusorio, perché il trend è inequivocabile. Vent’anni fa la destinazione preferita degli austriaci (19%) era un Land della stessa Austria.

 

Poi venivamo noi, con il 15%, mentre la Croazia era soltanto al 5%, preceduta persino dalla Grecia, dalla Spagna e alla pari con la Turchia. Nel corso degli anni successivi le posizioni dell’Austria e dell’Italia sono rimaste pressoché invariate: l’Austria sempre al primo posto assoluto e l’Italia al primo posto tra le destinazioni straniere. Ma qualcosa si è mosso in fondo alla classifica. A cominciare dagli anni 2000 gli austriaci hanno incominciati a scoprire, o a riscoprire, un po’ alla volta la Croazia. Un primo picco era stato raggiunto nel 2006, con l’11% di austriaci propensi a trascorrervi le vacanze.

 

Negli anni successivi la linea del diagramma è salita fino a raggiungere il 13% nel 2014. Nel 2015 per la prima volta la Croazia aveva scavalcato l’Italia: 17% contro 13%. Ma l’Itf non aveva dato gran peso al sorpasso, ritenendolo un fenomeno congiunturale.

La conferma di quest’anno, però, non lascia più alcun dubbio: Croazia è in testa, preferita ormai definitivamente all’Italia e, per la prima volta addirittura alle stesse destinazioni austriache. Come dicevamo sopra, le intenzioni degli austriaci di recarsi in Croazia hanno raggiunto il 19%, mentre quelli che trascorreranno le ferie in patria sono scesi al 15%.

 

Al terzo posto l’Italia con il 14%. Seguono la Spagna (7%), la Turchia (5%), la Grecia (4%) e la Germania (2%). Quanto detto non significa automaticamente un calo dei pernottamenti nel nostro Paese, che potrebbero risultare gli stessi o addirittura superiori a quelli dello scorso anno.

Questo perché la propensione ad andare in vacanza in Austria è aumentata e la durata del soggiorno tende a prolungarsi. Può darsi perciò che nel 2016 il maggior numero di austriaci che andranno in vacanza e la maggiore durata del loro soggiorno compensino il “tradimento” di quanti avranno scelto le coste dalmate e istriane.

L’indagine dell’Istituto per il turismo non indica le ragioni della disaffezione austriaca per l’Italia. Sarà compito degli operatori turistici italiani individuarle e cercare di porvi rimedio in tempo.

 

Ma allora chi sale?

Lo strano trio Cina, India e Irlanda. In attesa di vedere cosa accadrà nel 2016 (le previsioni del Ciset parlano di una forte crescita di turisti americani e giapponesi) il 2015 incorona, per tasso di crescita, Cina e India. Parla dunque Oriente il turismo internazionale veneto dello scorso anno. Sul filo di lana vincono i turisti cinesi,in crescita anche i turisti indiani, aumentati del 28,6% e poi gli irlandesi che hanno deciso di attraversare il continente europeo per trascorrere le loro vacanze in Veneto, crescendo del 18,8% rispetto al 2014.

 

Chi scende oltre l’Austria?

L’instabilità dello scenario internazionale non deve aver aiutato a favorire l’afflusso di turisti da due paesi come Russia e Grecia. Il primo ha registrato un netto calo nell’ultimo anno (-30%), scendendo al di sotto delle 700mila presenze. Il secondo perde più del 10%. Anche le macchine fotografiche dei giapponesi hanno scattato meno foto nelle città venete nel corso dell’ultimo anno: quasi 50mila i giapponesi “dispersi” nel 2015.

 

Gian Nicola Pittalis

 

Record di arrivi nel 2015 ma Venezia e le città balneari sono in calo

 

Sono oltre 17 milioni – un milione in più dello scorso anno (+6,1%) – gli arrivi in Veneto nel 2015, in aumento anche le presenze (+2,3%) che arrivano a superare i 63 milioni. Segnali positivi, questi, del fatto che la Regione viene ancora considerata una meta da sogno sia per i turisti stranieri (+5,8% degli arrivi e +2,2% delle presenze) che per i clienti italiani (rispettivamente +6,7% e +2,4%).

Veneto macchina da guerra del turismo? L’estate 2016 lancia un’ombra sul record 2015 lasciando presagire una possibile flessione delle presenze turistiche: la folla di visitatori con macchina fotografica al collo e cartina alla mano che affolla le calli di Venezia è in calo del 15%. Si ipotizza che la città risenta della minaccia terroristica che interessa l’Europa e che spinge meno extraeuropei a varcarne i confini. Resta il fatto che il 15% è una percentuale importante con motivi da ricercarsi ben oltre il timore un possibile attacco. A remare contro il Veneto, asso del turismo, anche il progressivo calo di presenze nei comprensori balneari veneti a partire dal 2011 che anche nel 2015 ha confermato il trend in discesa con una flessione dello 0,2%.

C’è da chiedersi se non sia la scarsa attenzione delle strutture ricettive venete per l’eco-sostenibilità a penalizzare l’afflusso di turisti sempre più attenti all’impatto sull’ambiente delle loro vacanze.

Come emerge da un’indagine dell’università Ca’ Foscari di Venezia coordinata dal professor Jan Van Der Borg – docente di Economia del Turismo – e commissionata da Filiera Veneta, il 54% dei turisti intervistati è disposto a pagare di più pur di assicurarsi una vacanza eco-friendly. Al crescere, dunque, di una domanda di sostenibilità, non ci sarebbe un adeguamento sufficiente dell’accoglienza turistica: sebbene molte strutture siano corse ai ripari adottando comportamenti in linea con le richieste, la certificazione “green” è ancora molto lontana.

Martina Tallon

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