Il sottosegretario sui dubbi di Cdp e lo stop: Pedemontana traffico basso, progetto insostenibile

Il governo vuole fare la Pedemontana. Ma se davvero la si vuole fare, il piano finanziario va rivisto perché, così com’è, non è sostenibile e rischia di azzoppare il bilancio della Regione. Dopo l’incontro della scorsa settimana a Roma tra il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, il governatore Luca Zaia e il commissario della Spv Silvano Vernizzi (e alla vigilia di un nuovo summit venerdì a Mestre), dopo la ricostruzione del Fatto Quotidiano sull’incontro che si sarebbe tenuto nelle stesse ore tra il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti e alcuni funzionari della Banca europea degli investimenti e Cassa depositi e prestiti, e dopo i sospetti lanciati all’indirizzo dello stesso sottosegretario da parte della politica regionale (il presidente del consiglio Roberto Ciambetti l’ha additato senza troppe circonlocuzioni come il sabotatore della superstrada, «si mette di traverso l’uomo che emerge nella grandi trattative industriali scottanti e talvolta opache degli ultimi anni»), De Vincenti ha deciso di rompere il silenzio e spiegare cosa sta accadendo lungo l’asse longitudinale Venezia- Roma e quello latitudinale ministero delle Infrastruttureministero dell’Economia (Cassa depositi e prestiti)-Palazzo Chigi.

«È proprio il governo che vuole la realizzazione della Pedemontana e opera affinché si faccia davvero» scrive in una nota il sottosegretario, confermando le rassicurazioni sul comune obiettivo «politico» date da Delrio all’uscita dal vertice della scorsa settimana. E però, c’è un però, di natura «tecnica» e non proprio di poco conto: «A questo fine, bisogna che l’opera sia resa finanziariamente sostenibile, in modo da non gravare con un onere eccessivo sul bilancio della Regione. Proprio per questo si stanno valutando le opzioni disponibili, tenendo conto che le stime di traffico recentemente effettuate da qualificati istituti riconosciuti a livello internazionale forniscono valutazioni diverse, ma comunque inferiori a quelle sottese al piano economico-finanziario originario. Alla luce di tali valutazioni- conclude De Vincenti – abbiamo chiesto chiarimenti alla Regione, che è il concedente dell’infrastruttura, e al commissario, al fine di individuare la soluzione migliore per la realizzazione dell’infrastruttura».

Le parole del sottosegretario sembrano dunque sgombrare il campo dalle preoccupazioni manifestate in queste ore sia dal commissario Vernizzi che dalla Regione, per cui mentre una parte del governo (Delrio) sarebbe al lavoro per sbloccare l’impasse venutasi a creare sul project financing da 2,2 miliardi, un’altra (De Vincenti) si starebbe invece prodigando per fermare tutto. Resta invece intatto, e il sottosegretario lo conferma, l’ingarbugliato nodo dei flussi veicolari, da cui dipende la capacità dell’opera (che sarà a pedaggio) di ripagare l’investimento dei costruttori (il consorzio Sis) mettendo la Regione al riparo dal pagamento delle «clausole di salvaguardia» previste dalla convenzione. Qui i numeri proprio non tornano: né per quanto riguarda i flussi (29 mila veicoli al giorno dal 2020, 40 mila dopo 10 anni, 51 mila dopo 20 anni secondo Vernizzi; poco più di 10 mila secondo lo studio Bei-Cdp) né per quanto riguarda le penali (20 miliardi secondo la ricostruzione choc del Fatto; 450 milioni, ossia alla peggio 15 milioni l’anno per 30 anni, secondo Vernizzi). Possibile che si ragioni su dati così divergenti?

A questo punto diventa cruciale un incontro, in cui Regione, commissario, consorzio Sis e Cdp saranno seduti allo stesso tavolo per alzarsi, si spera, se non proprio con la stessa idea almeno con le stesse tabelle. Con loro ci sarà anche Jp Morgan, che attende da un anno il via libera di Cdp per emettere il «project bond» da 1,6 miliardi indispensabile per il consorzio Sis per il closing finanziario del progetto, i cui cantieri finora sono stati pagati quasi esclusivamente con il contributo pubblico. E mentre il Pd si divide tra favorevoli all’opera (Moretti), contrari (Zanoni e Puppato) e quanto meno perplessi (Fracasso, Salemi e Zottis) e il sindaco e presidente della Provincia di Vicenza Achille Variati, che siede nel consiglio di amministrazione di Cdp, resta fermo sul suo granitico «no comment».

Gian Nicola Pittalis

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