«Questa non è più la mia Lega ma una dittatura che non avrà più i miei voti». Parole come pietre, quelle dello sceriffo Giancarlo Gentilini. Il motivo? Enrico Chinellato, uno dei fedelissimi di Giancarlo Gentilini, è stato espulso dalla Lega. O meglio. Martedì sera la segreteria nazionale (ossia regionale) del Carroccio ha proposto l’espulsione del leghista trevigiano – dopo aver avviato anche altre epurazioni, nel Vicentino in particolare, commissariato – perché ritenuto, dalla segreteria provinciale, una vera spina nel fianco per la nuova e vincente corrente dei lealisti di Toni Da Re. Ossia uno dei responsabili, Chinellato, della rottura di Gentilini con la Lega oggi al comando del partito.

Gentilini all’attacco
Un Gentilini che – proprio perché spinto dai suoi – ha minacciato di candidarsi a sindaco nel 2018 con la Lista Gentilini, che pure la Lega non vuol più presentare. E, se Genty dovesse tirarsi indietro, appoggerà un altro candidato sindaco a sua immagine e somiglianza, anche un non leghista, come l’azzurro Andrea De Checchi. Un Gentilini che alla notizia della richiesta di espulsione di Chinellato (ora deciderà la segreteria federale il da farsi) ieri ha sbottato: «Questa non è più la mia Lega, siamo di fronte a un atto di dittatura come quelli della dittatura bolscevica. Lo stesso segretario provinciale Dimitri Coin ha da poco attuato un medesimo atto di dittatura nei miei confronti. Parlerò a tempo debito». Un clima pesantissimo, quindi, una spaccatura sempre più forte tra Gentilini e i suoi con la Lega oggi guidata da Coin al provinciale e da Toni Da Re alla segreteria regionale, due lealisti che non appena eletti hanno cominciato subito a fare “pulizia” in città, defenestrando da capogruppo della Lega in consiglio comunale il gentiliniano Sandro Zampese, per mettere al suo posto Mario Conte.

Gli altri pareri
E un altro gentiliniano doc, Bepi Basso, è stato messo alle strette con la stessa Lista Gentilini a un passo dal dover confluire in quella della Lega, per volere di Coin e Da Re, anche se poi in zona Cesarini lo sceriffo è riuscito a bloccare l’operazione. Segreteria però che lo scorso marzo, in una drammatica cena di partito all’hotel Maggior Consiglio, ha pubblicamente messo la parola fine all’era Gentilini, con il segretario Coin, microfono alla mano, a zittire lo sceriffo del Carroccio durante un comizio. Da allora, Gentilini ha meditato la vendetta, che sempre più sarà quella di tenersi il suo personale pacchetto di voti per la propria o altrui candidatura a sindaco. Voti che comunque non andranno più al Carroccio. Anche perché è solo di pochi giorni fa un vertice di ex esponenti del Pdl che vogliono fare massa critica attorno alla lista Gentilini, in modo da avere, se non lo stsso Sceriffo, almeno i suoi voti a sostegno di Andrea De Checchi, uomo a lui gradito. proprio in funzione anti Lega.

Gian Nicola Pittalis

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