È il giorno di Albione ai tempi del Brexit. Ossia di Inghilterra – Galles. Che il 21 giugno deciderà la sorte del Regno Unito nell’Unione europea e che sta tentando l’Inghilterra (gruppo B ), mentre Galles (gruppo B) e Irlanda del nord (gruppo C) avrebbero interesse a rimanere per non perdere i fondi di Bruxelles. Fatto sta che il referendum sarà uno per tutti, così come una sarebbe la nazionale del Regno Unito alle Olimpiadi, se si fosse qualificata. Mentre il Cio ha il criterio degli Stati indipendenti, la Fifa ammette anche Regioni non indipendenti, tipo le Far Oer o la Palestina, il che le consente di non entrare nelle dispute politiche sulla sovranità. Oggi l’Inghilterra sfida il Galles, che è un po’ come se il resto d’Italia giocasse contro la Toscana; la Welsh Premier League ha solo 12 squadre nei 25 campionati svoltisi finora ed è stata vinta 10 volte dai New Saints, che mettono insieme due città (una gallese, una inglese) e giocano in Inghilterra. Lo stadio fatica a raggiungere i mille posti seduti – criterio Uefa per le competizioni internazionali – e altrettanti guardano la gara in piedi; l’anno scorso, nei preliminari di Champions, fu espugnato dagli ungheresi del Videoton. La Nazionale va meglio: 18 giocano in club inglesi, 2 in Galles, uno in Scozia, uno è svincolato e uno è Bale, la star del Real Madrid. Che oggi sente il derby e sfida gli inglesi (“Nessuno di loro sarebbe titolare da noi”), mentendo e sapendo di mentire. Intanto la Francia si sbarazza senza non poca fatica dell’Albania guidata dall’italiano De Biasi solo a tempo ormai scaduto. E fortuna che doveva essere la squadra materasso. Ora per i piccoli albanesi resta solo una carta. Vincere l’ultima partita e sperare in un ripescaggio tra le migliori terze. Ma prima hanno fatto sudare le classiche 7 camicie a Svizzera (prima) e Francia (poi), segno che non esiste squadra da sottovalutare. Ah…ma la Francia “schiacciasassi” dove è finita?

Gian Nicola Pittalis

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