È appena del mese scorso la notizia del progetto austriaco contro l’immigrazione clandestina nel paese, il “muro”; in Austria l’asse del governo sta slittando verso la destra estrema: la forte risposta anti-immigrazione trova d’accordo anche i partiti Popolare e Socialdemocratico.

Chiaro segno di ciò che sta accadendo alle delle coscienze europee; nel caso italiano, viene criticata l’assenza di controlli che distinguano i veri aventi diritto all’asilo politico dal resto dell’ondata migratoria. Guardando più vicino a noi, è purtroppo emblematico il caso di Mestre: caso limite nel nostro territorio, questa città sembra ormai essere una piccola replica di una grande metropoli americana dell’era industriale, con tutti i relativi problemi: abbiamo spaccio, accattonaggio, furti, addirittura rapine, minacce e aggressioni fisiche ai cittadini di Mestre. Il problema è serio; come reagire al flusso migratorio? Paesi come Canada e Australia bloccano chiunque non sia utile al paese, a prescindere dalla nazionalità; la politica è di far entrare solo chi può contribuire al PIL, spendendo come turista. D’altronde, non c’è ragione di credere che immigrazioneun qualunque stato moderno debba agire come un’associazione di beneficenza: gli stati devono innanzitutto occuparsi del proprio progresso, dei propri interessi. Secondo invece coloro che difendono le larghe politiche di accoglienza UE il fine dello stato include il reagire a qualsiasi male sociale delle genti straniere, aiutandole a proprie spese. Quale dei due approcci è poi quello giusto? Ardua sentenza: ognuno dei due schieramenti è fondato su solide tradizioni della nostra storia europea, su nobili passioni politiche, e schiette argomentazioni economico-sociali.

Detto questo è lecito rovinare una città- Mestre- saturandola di immigrati? È giusto invece respingerli, come progetta l’Austria? Si può costringere una nazione a fare beneficenza suo malgrado? È possibile, altrimenti, ignorare le gravi necessità di genti dai destini incerti?

Come dicevo, la scelta non è facile; qui l’UE è chiamato a prendere decisioni difficili da cui dipende il futuro di molte persone, noi tutti compresi.

Alessio Maguolo
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