CopertinaZaiaHa depositato le 157 pagine del suo programma in tribunale perché diventasse vincolante. “Ora non abbiamo più alibi, bisogna lavorare” dice Luca Zaia, appena tornato alla guida del Veneto dopo le elezioni del 31 maggio. Una vittoria che ha fatto scalpore nel paese per l’ampiezza dei consensi ottenuti: oltre il 50% dei voti incassati e sole le briciole lasciate agli avversari. “Un grazie di cuore a tutti gli elettori, questo risultato lo devo solo a voi” il commento a caldo con un videomessaggio postato sulla sua pagina Facebook il primo giugno.

Zaia, 47 anni compiuti, è un trevigiano Doc: nato a Conegliano, si è laureato in Scienze della produzione animale a Udine. Non è mai stato iscritto ad alcun partito, fino all’incontro folgorante con la Lega di Umberto Bossi, che conosce attraverso Gian Paolo Gobbo.

La sua carriera politica comincia presto e procede con rapidità: nel ‘93 viene eletto nel consiglio comunale di Godega di Sant’Urbano, due anni dopo in provincia come assessore all’Agricoltura. Nel ‘98 corre per la carica più alta e vince: è il più giovane presidente provinciale d’Italia, appena 30enne. Nel 2005 è vicepresidente della Regione, giunta Galan, ruolo che abbandona tre anni dopo per diventare ministro dell’Agricoltura nel quarto governo Berlusconi.

LucaZaia2Nel 2010 il primo mandato alla guida della Regione: resiste, senza esserne toccato, agli scandali del Mose, agli arresti di Giancarlo Galan e di Renato Chisso, che travolgono la politica veneta. Oggi la riconferma, anzi il plebiscito.

La prima battaglia, in queste ore, è quella contro i profughi, in un asse di ferro, del centrodestra, con Lombardia e Liguria. “Il Veneto – dice – ne ha già accolti troppi. Ipocrita chi vuole accoglienza senza regole. Il rispetto della dignità umana ci obbliga a dire no a nuovi arrivi sui nostri territori, non possiamo ospitarli in luoghi idonei. Dobbiamo chiedere conto alla comunità internazionale che ha avallato i raid aerei in Libia e allestire lì le strutture di prima accoglienza. Noi lo diciamo da anni: bisogna aiutare queste persone nei paesi d’origine”.

Luca ZaiaProfughi a parte, però, sono tante le priorità per questo mandato bis alla guida del Veneto. A partire dal lavoro. “In sei mesi un’occupazione a chi non ce l’ha” la prima promessa dopo la rielezione, da attuare nei famosi 100 giorni. Un impegno legato a un fondo europeo da un miliardo e 360 milioni di euro destinato a 170mila disoccupati veneti. Due i versanti su cui concentrare le risorse: la formazione – orientamento e stage – per i giovani al di sotto dei 25 anni, e la riqualificazione degli over 50. “Non sono soldi immaginari – spiega Zaia – ma risorse disponibili che il Veneto ha concordato con Bruxelles”.

Altro capitolo: il taglio dei costi della politica con la promessa di eliminare l’assegno di fine mandato dei consiglieri, i vitalizi e l’indennità di funzione e di vigilare sulla produttività – con un cartellino da timbrare per gli eletti – e sui conflitti d’interesse. Trasparenza e difesa della legalità le parole chiave.

Tra le priorità dell’agenda politica anche la sanità, su cui risultati Zaia ha centrato la campagna elettorale, ma che è anche il capitolo di spesa più significativo nelle casse regionali. “Accentreremo tutto in un’unica azienda – spiega Zaia – che farà, per esempio, gli acquisti, ma nei territori ci saranno i servizi al cittadino, non come sempre ma migliori”.

La rivoluzione prevede anche un Cup unico, lo stop al ticket, cure odontoiatriche gratis in base al reddito e per fasce d’età, la medicina integrata di gruppo per assicurare anche di notte la reperibilità del medico.

Per conoscere i volti della sua squadra bisognerà aspettare ancora un po’. Tempi burocratici. Il lavoro, però, è già cominciato. “Questo risultato ci dà grande senso di responsabilità – conferma Zaia – grande carica, grande entusiasmo e grande legittimazione: i veneti con questo voto dicono: vai, non ti curar di loro e continua ad amministrare”. Buon lavoro Presidente.

Chiara Semenzato