In questo numero di Notizie Plus inauguriamo una nuova rubrica, tenuta dall’avvocato Tiziana Fragomeni di Milano. Tiziana è una delle prime professioniste italiane a essersi occupata di [s2If !current_user_can(access_s2member_level1)] …READ MORE[/s2If][s2If current_user_can(access_s2member_level1)] … mediazione e di gestione dei conflitti. E’ autrice di numerose pubblicazioni sull’argomento e organizza in tutta Italia workshop e corsi di formazione per professionisti, manager e imprenditori.

Caratteristica dei suoi corsi è l’utilizzo di metodologie e tecniche didattiche attive: i partecipanti hanno infatti la possibilità di narrare reali situazioni conflittuali, sorte sul luogo di lavoro o in qualsiasi altro ambito di relazione interpersonale, le quali vengono poi esaminate in aula. Tale modalità consente ai corsisti di sperimentare praticamente le nozioni apprese e di apprendere da subito gli strumenti di gestione del conflitto.

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Nel mio ultimo libro – Surfando sul conflitto (Franco Angeli editore) – viene messo in luce cosa accade quando si è coinvolti in un conflitto e, soprattutto, cosa si può fare per non farsi travolgere dall’onda emozionale, imparando a gestire costruttivamente i conflitti e abbassando il consumo energetico. Alla fine della lettura, viene poi consegnato un dono prezioso: il lettore che è in grado di imparare a surfare sul conflitto arriva a conoscere meglio chi conosce meno, e cioè se stesso.

Per surfare sul conflitto occorre sapere come prima cosa come funzionano le onde del conflitto, ovvero le emozioni. Il conflitto è come un’onda che sale, monta contro l’antagonista, ma poi torna inevitabilmente indietro, infrangendosi anche su di noi, sfiancandoci e minando le nostre relazioni più importanti. È possibile però, attraverso un lavoro di auto–osservazione e auto–consapevolezza, che sveli quei meccanismi e automatismi inconsapevoli che si attivano nel corso dei conflitti, imparare a sfruttare la sua energia e a “cavalcarne l’onda”, a stare in equilibrio sulla tavola, a governare le emozioni, a trovare il nostro centro di gravità, a dosare le energie nella contrapposizione.

Partiamo dalla considerazione che prima di imparare a surfare devi imparare a nuotare e che non puoi imparare a nuotare senza bagnarti. Per imparare a surfare sul conflitto quindi non puoi evitarlo, non puoi avere paura dell’acqua, ovvero paura del conflitto, ma devi cominciare a prendere confidenza conoscendolo, esplorandolo, comprendendo come funziona, fino ad arrivare a sfruttare la sua energia per cavalcare l’onda senza farti travolgere.

Si diventa conflict surfer esercitandoti con i tuoi maestri, ovvero con i tuoi confliggenti. Si, proprio così: i tuoi confliggenti possono diventare i tuoi maestri, perché l’onda del conflitto che ti bagna, ti disturba, ti travolge, non va mai presa di petto, non ci si scontra contro un’onda pensando di eliminarla, di distruggerla. Per sfruttare l’energia dell’onda occorre conoscere innanzitutto come si forma, come nasce e soltanto dopo che si è compresa la sua forza se ne sfrutta la spinta cavalcandola in diagonale.

È come nelle arti marziali morbide, quelle fondate sulla difesa e non sull’attacco, come l’aikido, dove alla forza dell’avversario non opponi un’altra forza ma sfrutti la sua stessa energia per respingerlo. Per fare ciò occorre saper usare la giusta energia, come colui che non si oppone mai alle cose ma riesce a trasformarle così che prendano la direzione opposta senza mai affrontarle direttamente.

Nel prossimo numero ti svelerò qualche segreto per diventare un perfetto conflict surfer.

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