Non ci crede ancora Beatrice Vio, detta Bebe, che a 18 anni si porta a casa il primo titolo iridato di fioretto femminile paralimpico. L’azzurra,  dopo aver bissato l’oro europeo conquistato nel 2014 a Strasburgo, ha ottenuto la qualificazione anticipata per Rio 2016. [s2If !current_user_can(access_s2member_level1)] …READ MORE[/s2If][s2If current_user_can(access_s2member_level1)]

Un incredibile esempio di forza e caparbietà che porta l’atleta di Mogliano Veneto sulla vetta del Mondo. Beatrice, infatti, a soli 18 anni ha una vita che sembra uscita fuori da un romanzo. Una storia che ha raccontato nel libro “Mi hanno regalato un sogno“. Ora anche la medaglia d’oro simbolo della filosofia del “niente è impossibile”. Bebe è riuscita ad essere campionessa del mondo, ma la sua forza interiore nasce soprattutto quando ha dovuto affrontare l’ostacolo più grande. Infatti ad 11 anni,  a seguito di una meningite acuta,  le sono stati amputati gli avambracci e le gambe, sotto le ginocchia.

                                                                                                                                                                       

Bebe come ti senti dopo questa vittoria?

«Non mi sembra vero di aver raggiunto questo risultato. Mi piace un sacco l’idea di essere sul tetto del mondo, ma finché non torno a casa credo che non riuscirò ad essere pienamente consapevole di quello che è successo».

 

Qual è stato il messaggio e o il commento più bello che hai ricevuto?

«Il messaggio vocale della mia cuginetta.  Ciao Bebe! Fammi indovinare un po’?Hai vinto un altra gara di scherma. Ecco con quello mi sono commossa. Poi, sicuramente la presenza dei miei genitori. Nella semifinale mi faceva un po’ male il braccio e c’era il viso preoccupato di mia madre, ma il mio stress era che gli altri fossero in pensiero per me. Per il resto pensavo solo a tirare».

 

Come fai a conciliare sport, studio, amicizie?

«Non è impossibile. Certo la vita sociale sta avendo un piccolo calo, ma ho ricevuto una valanga di messaggi da parte degli amici che mi aspettano per festeggiare».

 

Cosa ti senti di dire a chi vive un momento difficile?

«A chi vive un momento di difficoltà dico di fare sport e impegnarsi la giornata. Più cose fai meglio è. Inoltre aiuta anche fare qualcosa per gli altri: se con questa intervista posso essere di aiuto a qualcuno, che sia disabile o non, questo rappresenta per me la differenza. Bisogna sempre reagire. O come dico io darsi una svegliata».

Gian Nicola Pittalis

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