Compiano: «Io, cuoco per campare»
Marco, il fratello dell’ex patron della Nes Luigi afferma in lacrime davanti al giudice: «Mi è crollato il mondo addosso, faccio lavori saltuari. Mia moglie è in un hotel». Marco Compiano, fino all’ottobre 2013, era il componente di una delle famiglie di imprenditori più in vista di Treviso. Poi arrivò lo scandalo della North East Service (Nes), i guai giudiziari, in particolare quelli del fratello Luigi, ed il nome della famiglia macchiato da un crac finanziario di vaste proporzioni.

La sentenza
Si è commosso, aveva la voce tremante e le lacrime agli occhi Marco Compiano, in tribunale, quando ha parlato delle vicissitudini familiari al processo che lo vede imputato come legale rappresentante dell’Istituto Vigilanza Compiano per omesso versamento dell’Iva nell’anno 2012. «Fu un periodo terribile – ha ricordato – Fino a quel momento tutto andava bene. Poi ci è crollato il mondo addosso. La nostra famiglia, ed in particolare mio fratello Luigi, s’è ritrovato al centro di un ciclone mediatico. Ad un certo punto mi sono preoccupato per la salute di mio fratello. Avevo paura per lui».Marco Compiano ha parlato di tensioni e timori. «Ci siamo trovati da un momento all’altro da una posizione solida a una di totale precarietà». La casa ipotecata e le quote societarie sequestrate. «Io attualmente vivo – ha continuato Compiano – di lavori saltuari. Non ho un impiego stabile ed il nome della nostra famiglia è stato svalutato da tutta questa vicenda».

La storia
Il processo che vede Marco Compiano alla sbarra è uno dei diversi filoni d’indagine originati dall’inchiesta sulla clamorosa bancarotta alla North East Services. Compiano (difeso dall’avvocato Andrea Gritti) è accusato di non aver versato entro i termini previsti l’Iva per un importo di un milione e 135.000 euro nel 2012. Anno in cui a capo dell’Istituto di Vigilanza c’era il fratello Luigi Compiano. Marco gli era subentrato, nel novembre 2013, dopo che, a scandalo Nes scoppiato, erano venuti meno i requisiti morali per Luigi di mantenere quella carica, pena la revoca della licenza da parte della Prefettura e la cessazione dell’attività. «La preoccupazione principale – ha spiegato Marco Compiano al giudice – era quella di pagare gli stipendi dei 120 dipendenti dell’Istituto, i contratti telefonici e la benzina dei mezzi dell’azienda».

L’obiettivo
Portare, nonostante tutto, l’azienda in salute almeno fino all’amministrazione straordinaria, era l’obiettivo che si era prefisso Marco Compiano. Un obiettivo raggiunto, nonostante la scarsa liquidità, dopo che le banche ritirarono i fidi a causa dello scandalo della Nes. L’azienda, infatti, fu successivamente venduta, come ha testimoniato in aula l’amministratore straordinario Sante Casonato, ed i posti di lavoro salvati. Secondo la difesa, l’Iva non è stata versata a causa della mancanza di liquidità. Compiano tentò di fare il possibile per salvare l’azienda, impiegando i soldi per pagare stipendi, benzina e servizi utili per mandare avanti l’Istituto di Vigilanza Compiano. Un estremo tentativo di salvare il salvabile. Il processo è stato rinviato al 28 settembre per la discussione e l’eventuale sentenza.

Gian Nicola Pittalis

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