???????????????????????????????S iamo un territorio che ci crede ancora nonostante la crisi. È questo il dato più significativo che emerge dall’indagine “Oltre la crisi. Traiettorie e sfide per imprese trevigiane”, presentata lo scorso 14 maggio al Sant’Artemio. Commissionata dall’Osservatorio Economico e Sociale – che vede tra i soci la Provincia di Treviso e la Camera di Commercio di Treviso – e realizzata da SWG, l’indagine ha messo a fuoco punti di forza e criticità del mondo impresa trevigiano, facendo emergere alcuni dati particolarmente significativi. Il primo è che il clima generale, non è disfattista, né polarizzato sul pessimismo. A differenza del passato, le risposte sembrano molto più meditate e costruttive e convergono in un punto: la consapevolezza degli imprenditori trevigiani di saper fare dei buoni prodotti. A pensarlo è infatti il 40% degli imprenditori intervistati, percentuale che sale al 56% nel settore dei servizi alla persona. Un altro punto di forza, secondo gli intervistati, è la voglia di fare impresa e di lavorare in proprio. Certo, la crisi ha colpito e, in alcuni settori, si farà ancora sentire, ma le imprese vogliono continuare ad investire qui, non c’è voglia di trasferimenti all’estero. Il 71% di intervistati dice che non andrà via dall’Italia anche se le cose dovessero andare male. Tra i pochi che prendono in considerazione il trasferimentoall’estero gli imprenditori che lavorano nei servizi alle imprese, nel commercio e nelle costruzioni, il settore più colpito dalla crisi. Sono questi ultimi, tra l’altro, i settori che necessitano maggiormente di un rilancio che superi il tradizionale modello di business e la chiave di volta è proprio nel capire quale possa essere questo nuovo modello. Un altro dato particolarmente sorprendente è che, anche se il 55% delle imprese trevigiane sostiene ne la situazione non migliorerà nei prossimi 12 mesi, il 51% delle imprese intervistate giudica la propria situazione economica soddisfacente. Poco soddisfatte sono le piccole e micro imprese ed il manifatturiero; per nulla soddisfatte solo le aziende del settore edilizio. È il panorama delle necessità però ad essere cambiato: nel 2003 il problema maggiore delle imprese trevigiane riguardava la mancanza di manodopera; in secondo piano la difficoltà a trovare nuovi clienti. Se il primo punto non preoccupa più, vista la grande massa di gente oggi in cerca di impiego (il 37% delle aziende trevigiane ha tagliato i costi del personale per far fronte alla crisi), il secondo è diventato veramente il cuore del problema, al quale si aggiungono la concorrenza delle imprese italiane (in percentuale decisamente maggiore rispetto a quelle straniere) e la difficoltà di accedere al credito. Anche qui, però, gli imprenditori non si fermano alla “lamentazione”: oltre che un nuovo accesso al credito bancario, le imprese si guardano intorno e cercano diverse forme di finanziamento. Significativo che ben il 67% delle risposte faccia emergere la consapevolezza che, se le imprese sono capaci di proporre progetti vincenti, le risorse alla fine si trovano. Dato che trova sponda anche nell’ammissione di “carenza di cultura finanziaria” (22%), “carenza di cultura di marketing” (19%), e “carenza di cultura manageriale” (18%). A far riflettere sono poi i dati che emergono dalle risposte dell’indagine sul tema dell’innovazione. Se colpisce, infatti, che la capacità di innovare i propri prodotti sia considerata un punto di forza da solamente il 15% delle imprese trevigiane, approfondendo il tema le risposte sull’innovazione offrono un quadro rincuorante, quanto a capacità di reazione alla crisi: puntare sull’innovazione e le nuove tecnologie è la direzione da imboccare per il 22% delle imprese di Marca. Altre possibili soluzioni riguardano gli investimenti sul prodotto e l’introduzione di nuove strategie di vendita e di marketing. Chi farà investimenti (il 45% delle imprese trevigiane), li farà proprio in innovazione: nuovi mezzi tecnici e nuove attrezzature informatiche, innovazioni sui processi, sul marketing e innovazioni sui prodotti. Le imprese quindi sembrano essere tornate ai fondamentali: fare prodotti di qualità sarà forse la chiave di volta per superare la crisi e battere la concorrenza, sia italiana che straniera; esplorare bene le possibilità d’innovazione all’interno delle relazioni d’impresa (oltreché, altro dato importante, attraverso i propri collaboratori) sarà l’obiettivo primario specie del settore manifatturiero. Da qui si ritorna però al nocciolo del problema: le banche ed il rapporto banche/imprese. Per innovare servono capitali e qui le idee degli imprenditori convergono: le leve su cui fare forza sono la riduzione dei tassi di interesse applicati da parte delle banche, la riduzione dei vincoli per l’accesso al credito da parte delle banche e la facilitazione da parte delle banche del rientro dai debiti per le imprese. Per