Il dissesto finanziario di Veneto Banca passa anche attraverso l’arte. E in particolare l’acquisto di opere d’arte da case d’asta, quadri e mobili, con valori decisamente superiori ai valori di mercato. Nel corso degli anni, in cui Veneto Banca cresceva, la direzione ha impegnato ben oltre 14 milioni di euro per acquisire 462 pezzi a costi superiori, in alcuni casi, del 70-80% rispetto al valore stimato dalle maggiori case d’asta. E anche questi acquisti sono finiti nel mirino della Procura che indaga su Veneto Banca.

Gran parte delle acquisizioni, infatti, è avvenuta senza la preventiva valutazione di esperti d’arte. Esperti che sono stati interpellati dall’istituto nella seconda metà del 2015, quando è stata affidata a Bohams e Sotheby’s la valutazione degli acquisti più recenti.

La mancanza di una perizia spiegherebbe come mai nel 2011 per acquistare un cassettone con specchiera in lacca veneziana del XVIII secolo l’istituto abbia sborsato 400 mila euro (diventati 406.500 dopo il restauro) a fronte di una stima Bonhams compresa tra 40 e 66 mila euro. O perché nel 2010, per un mobile veneziano a ribalta con alzata a specchi in noce e radica risalente al Settecento, siano stati spesi 325 mila euro mentre per Bonhams non vale più di 33 mila euro; e pensare che nella seduta del Cda era stata definita «un’interessante opportunità di investimento». O ancora: nel 2009 Veneto Banca sborsa 180 mila euro per portare a casa il Coro della chiesa dei Frari del veneziano Luigi Nono che non ne valeva più di 20 mila e nello stesso anno, sempre a 180 mila euro, acquista una libreria in legno di noce del Settecento con valore effettivo non superiore a 6.500 euro.

L’elenco è lungo: sono 109 le opere di valore superiore a 30 mila euro (per un totale di oltre 12, 6 milioni di euro) appartenenti alla banca e inventariate nel Focus Informativo della Guardia di Finanza che fa parte degli atti di indagine della Procura romana. Uno dei pezzi più pregiati della collezione è un quadro di Francesco Guardi, “Rio dei Mendicanti” pagato 575 mila euro nel 2006; esso è stato anche al centro di una guerra giudiziaria. Lo stesso prezzo è stato sborsato per il gesso del Canova “Amore e Psiche”, uno studio importante considerato che gli originali in marmo sono custoditi al Louvre e all’Ermitage. La banca, in tal caso, non ha fatto un acquisto alla cieca, ma si è avvalsa di una perizia che ne certificava l’autenticità e un’altra, del professor Giuseppe Pavanello, che attestava la conformità del prezzo d’acquisto. Bonhams attribuisce però al pezzo un valore non superiore a 69 mila euro.

La Procura riassume nella consulenza tecnica la situazione: Bonhams ha periziato 42 opere e a fronte di un costo complessivo di 5 milioni 025 mila euro, ne ha stimato un valore compreso tra 616 mila e 964 mila; Sotheby’s ha periziato 12 opere e a fronte di un costo di 1, 25 milioni, ne ha stimato il valore compreso tra 256 mila e 400 mila. La sopravvalutazione è del 70-80%.