In questi giorni in diverse pagine di facebook e in molti gruppi sono apparsi racconti ed articoli che riguardavano la tragedia nazi – fascista. Molti avranno pensato a un virus, allo spam o a un’azione (scorretta direi) di pubblicità occulta. Molti avranno notato che non c’era alcuna introduzione ma solo una narrazione storica. Alcuni, con occhio più attento o allenato, avevano intuito ciò che un velo appositamente piazzato davanti allo sguardo ha voluto coprire fino ad oggi. Per raccontare quella tragedia bisognava ripercorrerne il ricordo passo dopo passo attraverso un singolo argomento per volta; dall’emanazione delle leggi razziali fino ai “Giusti”. documento 1Nessuna pretesa di scrivere un libro di storia; c’è chi è molto più preparato di noi. Ma solo la voglia di ricordare. Per questo la vera e unica introduzione arriva solo oggi, per ultima. Prima era giusto parlare solo di storia, senza polemica e senza politica perché nessuno potrà mai negare nessuna delle altre grandi tragedie; dalle purghe di Stalin, ai morti nei gulag, alle foibe, ai più recenti massacri e stermini in terra africana. Ma oggi è il 27 gennaio 2016. Sono passati esattamente 71 anni da quando l’Armata Rossa varcò, liberandoli, i pochi sopravvissuti ad Auschwitz – Birkenau. Arrivavano da est, prima di loro gli Americani, da ovest, avevano già conosciuto l’orrore di Dachau o Mathausen, ma nessuno di questi era paragonabile a “quell’orrore”; una macchina dello sterminio così efficiente e perfetta che nessun altro lager poté mai eguagliarne il macabro record. La data del 27 gennaio 1945 venne poi scelta come “La giornata della memoria”. documento 2Non solo quella degli ebrei, ma la memoria storica di tutti, perché di tutti era il sangue versato. Si impara dagli errori e, proprio per imparare da uno degli errori più grandi dell’uomo, con l’appoggio dell’editore Luca Marton di To Be Plus, ho dato il “la” a questo progetto di “ricordo”. Oggi Spesso usiamo il termine “olocausto” per ricordare quell’immane numero di morti ma è solo una parola di comodo. Olocausto, in realtà, vuol dire “sacrificio” ma né ebrei, né rom o omosessuali si sono volontariamente sacrificati all’ideologia nazi – fascista. Molto più corretto usare il termine “shoah” che in ebraico significa distruzione o catastrofe. Piccole differenze, forse, ma è corretto capirne il significato più profondo. Queste “piccole” differenze sono state alla base degli articoli apparsi questi giorni; un percorso lungo vent’anni raccontato attraverso un avvenimento in particolare. Perché ciò che è avvenuto in passato non ritorni e perché è corretto non dimenticare…MAI! documento 3Ed è per questo che, oggi, le parole verranno da chi (veneziano e Veneto o di nascita o per “adozione”) ha preso sulle sue spalle il pesante compito di trasmettere il ricordo, spiegare i motivi del “perché” è successo, guardare le nuove generazioni negli occhi affinché loro non commettano gli stessi errori. Ed è a questi “eroi” moderni che cedo, con estremo orgoglio, la parola, nella speranza che chi legge abbia la curiosità e la voglia di “ascoltare” da un sito internet la loro voce.

Gian Nicola Pittalis

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