Molte persone, con l’arrivo della bella stagione, decidono di mettersi a dieta.

Perché tanti falliscono?

La parola dieta significa letteralmente modo di vivere, e la ragioni per cui non riusciamo a seguire una dieta alimentare corretta vanno ricercate nel nostro modo di relazionarci a noi stessi e al mondo.

Il rapporto con il cibo da sempre racchiude significati molto arcaici che ci riportano alla nostra infanzia ed al piacere legato al nutrimento, all’accudimento, al calore, al piacere della pienezza, dell’accoglienza ecc..

Man mano che cresciamo dobbiamo modificare la nostra dieta in relazione ai bisogni nutrizionali dell’età che avanza: un bambino di pochi mesi non mangerà gli stessi cibi e non avrà gli stessi gusti di un adulto, ed allo stesso modo un uomo o una donna di età matura non avranno lo stesso metabolismo di un adolescente in piena crescita, il cui organismo consuma molte calorie impiegate per lo sviluppo e i cui organi vitali sono in grado di smaltire gli eccessi in pochissimo tempo.

Quindi la prima regola psicologica per seguire una dieta corretta è quella di sapere quanti anni si hanno. Sembra una banalità! In realtà non è così.
Molte persone che non riescono ad avere un rapporto sereno con il cibo inseguono un’alimentazione non adatta alla loro età: per esempio continuano a mangiare come quando erano ragazzi, senza essersi rassegnati al fatto che se alcuni stravizi, o eccessi sono consentiti e naturali a quindici anni, non lo sono più a trenta o più tardi. Le persone che riescono a mantenere il peso forma sono in genere quelle che sono venute a patti con l’avanzare del tempo e che accettano le trasformazioni del corpo che gli anni che passano inesorabilmente determinano.

Chi invece cede in continuazione ad un’alimentazione scorretta, ricca di dolci o di qualsivoglia leccornia, cerca nel cibo qualcosa di alternativo, un appagamento di altro genere.
Chi ha questo tipo di problema farebbe bene a riflettere sul valore che assegna al cibo, cercando di capire cosa esso sostituisce in realtà: è un modo per non pensare ad altri problemi e fuggire da qualcosa che ci tormenta? E’ una consolazione? E’ un piacere insostituibile e inalienabile?

Intendiamoci.. il cibo è un piacere per tutti: adulti e bambini. E quando non è così possiamo pensare a qualcosa che non va. Ciò che è in questione è quanto questo piacere orale sia predominante su tutti gli altri. Anche avere una buona forma fisica e sentirci in salute è un piacere. Tutti apprezzano l’idea di sentirsi bene nei propri panni, di poter piacere agli altri, di poter sedurre. Chi rinuncia a questo tipo di soddisfazione, legata al benessere fisico ma anche alla sessualità, e sacrifica il gusto del sentirsi bene nel proprio corpo per abbuffarsi di dolci o spiluccare in continuazione farebbe bene a riflettere sul valore simbolico che assegna a questo tipo di appagamento (il mangiare) e cercare d’identificarne l’origine.

Una paziente con problemi di sovrappeso e di abbuffate una volta che era riuscita a portare a compimento una dieta dimagrante mi disse: «È come se avessi deciso di lasciar andare quei chili, come se avessi permesso loro di sciogliersi e di abbandonare il mio corpo, è una sensazione bellissima!»

Questa giovane donna mangiava per autopunirsi e per «rendersi brutta», secondo le sue stesse parole. Una volta elaborati i suoi sensi di colpa era riuscita a «volersi bene a tal punto di dimagrire» (le parole sono sue). A volte dietro alla difficoltà di seguire un regime alimentare corretto c’è un sentimento di sé svilito, un desiderio di autopunizione, un farsi del male.

Nella maggior parte dei casi invece si tratta di non avere ben chiaro qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere mettendosi a dieta: si vuol essere più attraenti? Si vuole raggiungere un obiettivo sportivo? Ci sono motivi di salute?

La forza di volontà per raggiungere una meta è legata sia alla chiarezza dell’obiettivo che al metodo che si utilizza per raggiungerlo.

Sbarazzarsi dei chili di troppo per sentirsi più leggeri e più vitali dovrebbe essere un obiettivo positivo per tutti. Una sana e corretta alimentazione e una vita attiva e dinamica migliora la stima di sé, aumenta le prestazioni nel lavoro e nella vita di tutti i giorni. L’equilibrio nell’alimentazione si accompagna spesso anche all’equilibrio nella vita.

Perché allora alcuni vi rinunciano preferendo mangiare in maniera disordinata o eccessiva?

La gioia vitale di sentirsi bene con se stessi e con il proprio corpo, di avere un rapporto equilibrato con l’immagine che offriamo a noi stessi e agli altri è un piacere della vita che tutti dovrebbero concedersi e che dovrebbe superare ogni pigrizia e cattiva abitudine.

Occorre una certa disciplina per seguire una dieta sana ed equilibrata, ma nella vita quale attività non richiede impegno e forza di volontà?
Il vecchio adagio mens sana in corpore sano è assolutamente veritiero. Quando abbiamo un buon rapporto con il nostro corpo e la sua immagine anche altri ambiti della nostra vita migliorano: nel lavoro siamo più efficienti, la sessualità ne guadagna, ci sentiamo più sicuri nel rapporto con gli altri, l’umore migliora e… siamo più contenti.

Perché non provarci?

Marisa Galbussera