La Banca Popolare di Vicenza al centro di una perquisizione da parte della guardia di finanza. L’operazione, scattata ieri mattina nella sede centrale dell’istituto, è stata disposta dalla Procura della Repubblica del capoluogo berico nell’ambito dell’inchiesta – in corso da mesi – per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza.

Gli indagati
Gli indagati sono sei, tutti ex vertici dell’istituto: il presidente Gianni Zonin, il direttore generale Samuele Sorato, i due vice Emanuele Giustini e Andrea Piazzetta e i consiglieri di amministrazione Giuseppe Zigliotto e Giovanna Maria Dossena. Indagata anche la banca per responsabilità amministrativa in relazione a una presunta inadeguatezza dei modelli di controllo. La perquisizione, che ha l’obiettivo di acquisire documentazione riguardo i finanziamenti erogati dalla banca – in passato oggetto di un’ispezione anche da parte della Banca centrale europea – è condotta dai finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria e del nucleo di polizia tributaria di Vicenza. Per le fiamme gialle si tratta di un ritorno: meno di un anno fa, a settembre del 2015, era stata eseguita un’altra perquisizione.

Le ragioni
È stato il procuratore capo di Vicenza, Antonino Cappelleri, a spiegare ieri i motivi del ritorno delle fiamme gialle in PopVi: «Cercavamo documenti che non erano ancora stati acquisiti per un confronto con quelli già oggetto della prima perquisizione, e che oggi abbiamo trovato», ha detto Cappelleri all’Ansa. Si tratta in particolare, della documentazione cartacea e informatica riguardante i finanziamenti concessi dagli ex vertici della Vicentina nel periodo 2012-2014, e tra essi i fidi più ingenti concessi, ad esempio, al gruppo che fa capo all’imprenditore romano Alfio Marchini (che era tra i candidati a sindaco di Roma), e ai gruppi Fusillo e Degennaro. Non ci sono, ha chiarito il magistrato, nuovi indagati. Non c’è pace, dunque, per la Popolare finita nella polvere assieme a Veneto Banca, e scossa nei giorni scorsi dal suicidio di un azionista che ha perso tutto con il crollo del valore azionario (da 62,50 euro a dieci centesimi).

L’indagine
L’indagine in corso sembra arrivata a un punto di accelerazione: il filone principale riguarda l’acquisto di azioni della banca tramite finanziamenti – per 975 milioni di euro – erogati agli azionisti dallo stesso istituto di credito, azione che comporterebbe una palese e grave violazione delle norme del diritto bancario. In una nota la Popolare di Vicenza, a nome dell’amministratore delegato Francesco Iorio, afferma che «la banca è la prima a essere interessata a fare chiarezza sul passato». Nel confermare la propria «piena collaborazione e fiducia nell’operato della magistratura», Iorio ha ribadito il proprio «impegno incondizionato a ristabilire quel clima di rinnovata trasparenza e fiducia necessario per proseguire nel rilancio della Banca, a beneficio dei suoi clienti, azionisti, dipendenti e dei territori in cui la Banca opera».

Le opinioni
Mentre il senatore Maurizio Gasparri (Forza Italia) lamenta un intervento «quando i buoi sono già scappati», l’associazione consumatori Codacons chiede il sequestro dei beni della banca come garanzia. «In attesa che i documenti sequestrati siano analizzati dalla magistratura, riteniamo indispensabile procedere a sequestro cautelativo dei beni della banca. Ciò a garanzia dei risarcimenti in favore dei risparmiatori dell’istituto vicentino». Lo ha affermato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi.

Gian Nicola Pittalis

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