CDC?Cynthia Goldsmith - Public Health Image Library_thmbLa sanità veneta è preparata e adeguatamente organizzata per affrontare l’eventuale comparsa di un caso di Ebola e, pur se l’eventualità è considerata abbastanza remota dalla comunità scientifica, nemmeno una possibilità infinitesimale viene trascurata. È a questo scopo dirigenti, medici, infermieri ed esperti del sistema salute del Veneto, su iniziativa della Regione, si sono dati appuntamento lo scorso ottobre all’Ospedale Fracastoro di San Bonifacio per definire azioni, protocolli operativi e informativi, necessità alle quali ancora serve dare risposta.Circa 250 i presenti all’incontro, tra esperti di virologia, epidemiologi, infettivologi, laboratoristi, autorità regionali, Direttori Generali delle Ulss, Direttori Sanitari, Direttori dei Dipartimenti di Prevenzione, oltre ad Ernestina Repetto, di Medici Senza Frontiere, che ha raccontato l’esperienza fatta sul campo dalla sua organizzazione, presente in tutti i Paesi africani colpiti. “Siamo pronti ad ogni eventualità con uomini, mezzi e organizzazione – ha detto l’Assessore regionale Coletto nella conferenza stampa seguita al vertice – e vogliamo avvicinarci il più possibile al livello di prevenzione 100 e a quello di rischio zero. L’organizzazione è capillare e parte dal territorio fino ad arrivare ai reparti e alle strutture di massimo livello”. Nessuna emergenza per il Veneto quindi: la Regione del Veneto ha istituito un protocollo specifico per la prevenzione, profilassi e cura di un eventuale caso di Ebola. Tutti gli immigrati giunti nel nostro territorio dall’operazione Mare Nostrum sono stati sottoposti a screening e nessuno è risultato a rischio. L’allerta è massima e chiunque provenga da aree a rischio -che sono comunque solo la Sierra Leone, la Liberia e la Guinea Conacrì- viene tenuto sotto la massima sorveglianza. È stato comunque attivato un protocollo di comportamento e, nella malaugurata ipotesi che possa arrivare in Veneto un malato di Ebola, tutto è pronto per accoglierlo: sono state predisposte misure di sicurezza, camere di isolamento e c’è uno staff di esperti pronto ad intervenire con estrema competenza e formazione, per evitare errori operativi come quelli accaduti in America e Spagna. È bene ricordare comunque che durante il virus Ebola diventa contagioso tramite contatto diretto o indiretto con secrezioni quali saliva, feci, vomito, sperma (non per via aerea), solo quando la persona infetta comincia a manifestarne sintomi, e si mantiene contagioso fino a quando il virus è rilevabile nel sangue. Ormai ad ogni frontiera l’allerta è massima ed è ben difficile che un malato possa superare i sistemi di controllo ed entrare nel nostro Paese.