“Bisogna avere paura solo della paura”, diceva Roosevelt. La cosa più sbagliata che si può fare dopo gli attentati
di Parigi è modificare le nostre abitudini, piegarle alla paura, rinunciare alla libertà. Chiudersi in casa, non scendere
nelle strade, non andare ai concerti. Se facessimo questo l’Isis avrebbe vinto, senza sparare un colpo. È questo che vogliono: spaventarci, costringerci a rinunciare alle conquiste costate secoli di civiltà e diritto. All’indomani degli attentati alle Torri Gemelle, il sindaco di New York chiese che i bar e i ristoranti fossero affollati, si prendesse il metro, si scendesse in strada. Perché si continuasse a vivere nella libertà. Nessuna concessione alla paura. E risposta forte e dura a un nemico che non ha uno stato col quale identificarsi, che commette crudeltà mascherando gli assassinii dietro una religione che non c’entra niente con la ferocia. Certo è una guerra, strana, ma pur sempre una guerra. Abbiamo tutti i diritti di difenderci, senza però rinunciare alla nostra civiltà. L’Italia è in un’Europa esposta sotto molti aspetti: quello della immigrazione incontrollata, quello delle frontiere libere ma da tutelare, quello di un’unione che risente degli effetti della crisi economica. L’Italia è la sponda naturale dell’emigrazione africana. In questi giorni è anche il cuore del Giubileo e la espone in maniera particolare. Ed espone anche il Veneto cuore religioso di una nazione, con Venezia, Padova, i santuari, le reliquie, le vie religiose. Venezia dovrà anche vivere il Carnevale e questo porterà maschere e festa, ma anche persone col volto celato. In tempi di sospetto e timori non tutto rischia di essere allegria. Una Venezia toccata tragicamente dagli attentati di Parigi dove è morta una ricercatrice veneziana che assisteva al
concerto. La folla che si è raccolta in Piazza San Marco per accendere una candela in nome di Valeria Solesin, ha
mostrato che la gente e la città guardano al futuro, non si lasciano sconfiggere dalla paura. Il Veneto tutto ha anticorpi culturali e sociali per non lasciarsi sopraffare.

Edoardo Pittalis, giornalista e scrittore