«Gentilini non c’entra nulla con questa storia. Siamo solo intervenuti su gente che, prima ancora di danneggiare la Lega, ha danneggiato lui. Come dice Genty: i “cespugli” che aveva intorno. Detto questo, Gentilini resta per noi una persona importante, che può ancora dare tanto alla Lega». Insomma: giusta l’epurazione dei gentiliniani, ma lo sceriffo non si tocca.

Da Re
A parlare è il segretario nazionale – ossia regionale per il Veneto – della Lega Toni Da Re. Che cerca di contenere così la furia di Gentilini, il quale, alla notizia dell’espulsione dal Carroccio di Enrico Chinellato, suo fedelissimo – decisa martedì dalla segreteria nazionale – ha tuonato: «Questa non è più la mia Lega. È diventata una dittatura che non avrà più i miei voti.Siamo di fronte a un atto di dittatura come quelli della dittatura bolscevica». E ora dice: «Voglio le scuse da Da Re».

La rottura
Un Giancarlo Gentilini ormai in rotta di collisione con la Lega, dopo tre anni di rapporti sempre più difficili. Subito dopo la sconfitta elettorale alle comunali del 2103, Gentilini è stato infatti progressivamente messo da parte dal partito. Partito che con l’elezione di Da Re al nazionale, dopo un periodo di commissariamento, ha subito avviato in ogni provincia una “normalizzazione” guidata dai lealisti ex bossiani. E che a Treviso ha visto appunto la messa all’angolo dei gentiliniani (Zampese, Basso, Fanton, Chinellato e altri) ritenuti, tra le altre cose, responsabili della sconfitta elettorale cittadina per il solo fatto di aver spinto in tutti i modi Gentilini a ricandidarsi a sindaco con l’obiettivo di trovarsi, in caso di vittoria dello sceriffo, di sponda, «un posto al sole». Gentiliniani a cui per punizione è stata tolta la sedia da capogruppo in consiglio comunale (passata da Zampese a Conte).

Gli amici
Gentiliniani che nella figura di Chinellato «andavano fatti fuori perché continuano a remare contro». Ma anche Gentilini ha avuto la sua parte: a marzo è stato contestato pubblicamente, in una cena elettorale, dal segretario provinciale Dimitri Coin, uomo di Da Re. Episodio che di fatto ha sancito la fine dell’era gentiliniana. E così settimane fa Gentilini ha lanciato la controffensiva: «Mi ricandido a sindaco, nel 2018, ancora con la lista Gentilini. Ma se mi dovessi tirare indietro appoggerò un candidato che mi piace anche se non sarà quello della Lega». E oggi Da Re replica: «I Chinellato remavano contro il partito, andavano presi provvedimenti. Gentilini? Dice che è lui la Lega. Vorrei fargli presente che la Lega è anche qualcun altro. Lo deve capire, come deve capire che il suo posto è in Lega, ma senza certa gente intorno che, mi pare, non lo consiglia nel migliore dei modi. Ma lui è buono e li ascolta. Meglio invece che ascolti noi: il suo posto è in Lega, alla quale può dare tanto ancora. Ma lo deve fare senza la Lista Gentilini: lo statuto del partito dice che le liste con i nomi sono permesso solo al candidato sindaco. E Gentilini non sarà il candidato sindaco della Lega, nel 2018. E quindi se rimette in piedi la Lista Gentilini, vorrà dire che appoggerà il candidato sindaco di un altro partito…».

Gian Nicola Pittalis

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