Insomma Sappada non è più veneta. O comunque ritorna a casa. nel Friuli Venezia Giulia e nell’abbraccio delle Alpiche Carniche. Una storia complessa, una comunità da sempre carnica e ladina, con origini anche tirolesi. E prestata al Veneto solo dalla metà del 1800. Nel territorio di Sappada c’è pure il Monte Peralba dove nasce il Piave, il fiume sacro alla patria.
Poco più di 1300 abitanti, nota meta turistica con una matrice linguistica tedesca, il Comune di Sappada in provincia di Belluno è passato dalla Regione Veneto alla Regione Friuli Venezia Giulia. L’appartenenza regionale ha influenzato sulla scelta dei deputati, che come al Senato si sono espressi in maniera trasversale: 257 voti a favore, 20 contrari e 74 astenuti. Tra i partiti in disaccordo, e dunque astenuti, ci sono Forza Italia, Direzione Italia di Raffaele Fitto e Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista (Mdp). Un voto ratificato dal Parlamento, atteso da circa dieci anni. Era il 2008, quando i residenti di Sappada furono chiamati a esprimersi attraverso un referendum.
Il quesito recitava “Volete che il territorio del Comune di Sappada sia separato dal territorio della Regione Veneto per entrare a far parte del Friuli-Venezia Giulia?”. 861 persone votarono ‘Sì’, 41 ‘No’, ci fu 1 scheda bianca e 1 nulla. Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, in quota Lega Nord ha accolto positivamente il voto: “Io sono stato uno dei maggiori sostenitori del passaggio del comune di Sappada dal Veneto al Friuli, ho sostenuto in commissione la calendarizzazione del disegno di legge per il suo distacco, di cui sono firmatario, così come l’ho sostenuto in Aula, per cui sono felice che per la prima volta un Comune di una Regione ordinaria sia passato in una Regione speciale, per quel che poco di specialità che il Friuli ha di speciale”.
Dello stesso tenore Isabella De Monte, europarlamentare, ma prima colei che ha depositato, come senatrice del Partito democratico, la legge che ha consentito il passaggio. Anche i CInquestelle hanno votato a favore, come aveva anticipato il deputato bellunese Federico D’Incà. In disaccordo con il voto della Camera che ha approvato la legge per il distacco di Sappada dal Veneto, e l’aggregazione al Friuli Venezia Giulia, Luca Zaia: “A Roma si continua a banalizzare, si pensa che la cura, che sarebbe l’autonomia, si possa sostituire con amputazioni ad hoc. Non è un caso – ha aggiunto il governatore del Veneto – se 2,4 milioni di veneti sono andati a votare per il referendum sull’autonomia”. Ma la scelta a Roma, ribadisce, è di usare come cura l’amputazione, invece di riconoscere che quella veneta è una questione cruciale”. “Oggi se ne va Sappada. Domani sarà Cortina d’Ampezzo, poi chissà. Di questo passo daremo uno sbocco al mare al Trentino”, ha concluso ironico Zaia. Resta solo da sapere chi pagherà la tappa del Giro d’Italia che arriverà a Sappada. Se il veneto o il Friuli.