Il Turismo è una delle componenti più importanti dell’economia del nostro Paese. Località più note cercano di ottimizzarlo e di elevarlo, località secondarie cercano di inventarsi continuamente “ganci” per attirare almeno una parte dei milioni di turisti che ogni anno scelgono l’Italia come meta delle proprie vacanze. Ma c’è un tipo di turismo che l’Italia ignora, per non dire che lo ostacola. Parliamo del turismo nudista/naturista, un movimento che muove ogni anno oltre 25 milioni di persone solo in Europa. [s2If !current_user_can(access_s2member_level1)] …READ MORE[/s2If][s2If current_user_can(access_s2member_level1)]

Mentre però altre nazioni hanno saputo costruire un’offerta e degli spazi anche per questi utenti (pensiamo alle spiagge delle Croazia, della Francia, della Spagna…dove i bagnanti sono liberi di prendere il sole con o senza costume, o per lo meno hanno delle spiagge dedicate), l’Italia sembra essere praticamente contraria. Prendere il sole o fare il bagno senza indumenti, infatti, per la legge italiana equivale a commettere “atti contrari alla pubblica decenza”: un reato (oggi) civile, che prevede multe fino a 15.000 euro. E bastano un topless ed un vigile urbano. Le uniche eccezioni sono le località “storicamente adibite al nudismo” (ma la definizione è molto aleatoria) e degli impianti di balneazione/camping/club dichiaratamente nudisti (che in Italia si contano sulla punta delle dita). Oggi le uniche spiagge naturiste in Italia sembrano essere in provincia di La Spezia, il Lido di Dante a Ravenna, la spiaggia di Capocotta (Roma) e la Laguna del Mort a Eraclea. Risultato: una fetta importante del turismo mondiale, amante della tintarella integrale, evita le spiagge italiane e si reca altrove. Un giro di affari mancato da milioni di euro. Il nostro territorio, tuttavia, aveva tentato delle aperture: nel 2011, il Comune di Jesolo aveva legittimato la pratica del naturismo nella spiaggia della Laguna del Mort, affidandola all’associazione 3venat (ex ANAA FKK). Nel 2014, inoltre, la Regione Veneto ha espresso in una legge regionale il proprio “nulla osta” alla pratica del nudismo in spazi legittimati, proprio nell’ottica di allargare l’offerta turistica della nostra Regione, passando quindi la palla ai singoli Comuni. Ma in tre anni, nonostante riunioni e mobilitazioni, il naturismo è ancora bandito dal Veneto.

La Laguna del Mort continua ad essere frequentata dagli amanti della tintorella integrale, (nonostante le scomodità del sito, raggiungibile solo attraverso sentieri, privo di servizi igienici e non sorvegliato). Ma l’associazione 3venat, che si era presa cura di un’area altrimenti abbandonata, mantenendola pulita ed in ordine, ed allontanando guardoni ed esibizionisti che la frequentavano, non ha rinnovato la concessione. «Non potevamo continuare in quelle condizioni – spiega Daniele Bertapelle, presidente dell’associazione  -. La concessione doveva essere il primo passo per avere, successivamente, una spiaggia attrezzata: a noi naturisti piace la natura incontaminata, ma avevamo chiesto che la spiaggia fosse messa in sicurezza, resa più accessibile (importante in caso di emergenze), dotata di strutture temporanee quali servizi igienici ed infermeria. Ci sono state negate. La situazione è in una fase di stasi, ormai da anni, per colpa di amministrazioni locali che, per paura di perdere voti, preferiscono rinunciare ad occasioni di crescita del territorio». Ed è una storia davvero imbarazzante: quando, nel 2011, fu diffusa la notizia di una spiaggia legalmente naturista in zona Venezia, Bertapelle fu sommerso di contatti da parte di tour operator stranieri che volevano inserire il Mort nelle loro offerte. Agenzie di viaggi russe, americane, canadesi e tedesche erano pronte a portare subito i primi turisti.

«Credevano che fosse già operativo un sistema di servizi per i naturisti (albergo, camping, ombrelloni, collegamenti con le città vicine). Ho dovuto rispondergli che c’era solo una spiaggia in un sito protetto, oltretutto difficile da raggiungere. Un’agenzia tedesca, aveva stimato un possibile giro d’affari da 50 milioni di euro all’anno – racconta Bertapelle  – e si erano fatti avanti diversi investitori, pronti a realizzare il primo villaggio naturista in Veneto. Come associazione, abbiamo bussato alle porte di tutte le amministrazioni affacciate sul mare per facilitare questi progetti. Ma noi abbiamo perso tempo, e gli investitori la pazienza: l’offerta più interessante? Ci è stata offerta un’area per un campeggio naturista, ma a 5 km dal mare. Inutile». Perché, in un momento di crisi economica in cui non dovremmo davvero perdere nessuna opportunità per il nostro territorio, questo progetto viene accantonato nonostante l’incoraggiamento della Regione Veneto? «Bigottismo, in parte – conclude Bertapelle  – ma molta miopia ed egoismo da parte della politica locale. L’opportunità di business è palese, ma il politico non rischia: per la pura paura di perdere voti, si preferisce ostacolare lo sviluppo. È incredibile che in questo momento di crisi così feroce, la politica non abbia il coraggio di andare avanti, nonostante il sostegno che tutte le categorie economiche (albergatori, commercianti, operatori, ecc.) ci hanno espresso». A questo si aggiungono i danni che la spiaggia del Mort ha ricevuto in occasione di alcune mareggiate e di un recente incendio. Niente da fare, per il momento, per il naturismo in Veneto.

Giacomo Molucchi

Associazione Laguna del mort spiagge-nudisti

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