Nelle puntate precedenti:
Telma, gattina meticcia con un occhio solo, viene trovata malconcia, guercia e moccolosa da Lucrezia che decide di
tenerla con sé e di portarla al palatennistavolo, la casa del ping pong, pieno di gente che rincorre palline tutto il
giorno. Accudita e coccolata da tutti, Telma si riprende presto e si integra velocemente nella comunità del ping pong
che, presto, diventa anche il suo sport. Ad allenarla ci pensa Mattia, il coach della squadra, che capisce subito di avere per le mani una stella… Giocare da soli, però, è un po’ noioso, così Telma coinvolge Tigre il Tigretto, il bel gattone tigrato della zona. Dopo di lui si aggiungono Vasco, il gattone rock del quartiere, e Bonsai, il cinesino che g ioca apenna: la squadra dei Gatti Volanti è pronta ad entrare in azione. Toccherà a loro affiancare Telma che intanto, messa alla prova contro due bulli citrulli e poi contro il furbone di Vito Gattozzo, ha capito di essere l’eroina del  quartiere…
Telma era tutta contenta per aver smascherato Vito Gattozzo e sventato le sue prospettive di
guadagni illeciti con le partite truccate. Proprio con il suo tennistavolo se l’era presa! Uno sport per
gente leale che sa chiedere scusa quando fa un punto non del tutto meritato! Uno sport adatto
all’educazione dei bambini, adatto a farli crescere agili e forti…le faceva davvero rabbia!
Ma basta…ora poteva tranquillamente dedicarsi alla sua solita vita in palestra, fatta di allenamenti e
sudore sulla fronte. La si vedeva correre in continuazione da un tavolo all’altro, per giocare o fare il
tifo per i propri compagni. Ora incitava Bonsai, ora sfidava Tigre il Tigretto, mentre Vasco dava
sfogo all’ugola.
Un po’ di tempo però lo perdeva anche lei. Le piaceva troppo mettere il naso qua e là, ora alla
lezione di pilates, ora a quella di danza. Sarebbe stata ore a guardare le piccole ballerine volteggiare
sulle punte tra pirouettes e pas de chat*! Quest’ultimo passo poi, chissà perché, era il suo preferito!
Passando davanti allo spogliatoio però quel giorno fu colpita da un gran sogghignare e rimase
bloccata, senza nemmeno raggiungere la saletta del corso di danza. Il suo istinto felino le suggerì di
stare in allerta* perché tutto quel gran bisbigliare le piaceva poco. Piano piano si avvicinò ed
aguzzò l’orecchio. Sentì così proprio alcune delle bimbe di danza mettersi d’accordo su dove
nascondere alcuni pezzi della bicicletta di Cecilia, la bimba più timida del gruppo, già intenta nella
sua lezione.
Alcune delle bambine più grandi si erano infatti defilate dal gruppo e dirette in giardino dove,
munite di attrezzi presi chissà dove, avevano staccato fanalini e campanello dalla sua bicicletta e
dipinto sulla sua sella una brutta faccia con la lingua fuori.
“Mascalzone!”, esclamò tra sé e sé Telma allibita. Ed immediatamente pensò al da farsi. Il suo
primo istinto fu di saltare dentro alla stanza e dare una sistemata a suon di palline sulla testa alle
bullacce. Poi però ci ripensò e capì bene che così avrebbe solo sfogato la sua rabbia, senza fare
giustizia.
Decise quindi di correre al piano di sopra e chiamare Barbara, la bella maestra di danza. Volò
(insomma, circa!) però prima dai compagni e li invitò a bloccare subito le mamme delle bimbe che
già se ne stavano andando via. Dovevano ben vedere di cos’erano capaci le loro figliole!
Radunati tutti nello spogliatoio indicò esattamente a Barbara e alle mamme dov’erano i pezzi della
bicicletta della povera Cecilia. Le bambine negarono dapprima l’evidenza, poi furono costrette ad
ammettere la verità, sotto agli occhi sconcertati delle loro mamme. Già, non sempre le bambine
dall’aria dolce, dolci lo sono davvero!
A Telma gridarono “spia” e “impicciona”, ma qualche volta queste parole si traducono con “giusta”
e “attenta”, quindi Telma fece spallucce*.
Anche i Gatti Volanti assistettero alla scena e assieme a Barbara e alle mamme decisero che per
tutte le colpevoli sarebbe saltato il saggio di Natale. In programma c’era Lo Schiaccianoci ed il
ruolo principale sarebbe stato di Cecilia. In quanto alla sella rovinata le bullacce l’avrebbero pagata
nuova, pulita e sfavillante, con le mance della domenica.
Alcune di loro, non tutte, si resero conto di aver sbagliato ed ebbero anche il coraggio di chiedere
scusa a Cecilia che fu ben contenta di perdonarle.
Telma era contenta, non era stata SuperTelma, ma era stata super brava!

*Pas de chat
Come mai piace tanto a Telma il pas de chat? Perché è letteralmente il “passo del gatto”! Sembra
fatto apposta per lei… Parte con i piedi incrociati, si stacca prima un piede poi l’altro, in aria i piedi
sono uniti e le ginocchia piegate..sembra proprio il salto di un gatto!

*Stare in allerta
Secondo l’Accademia della Crusca questa parola nasce da una espressione del linguaggio militare
che significava originariamente “stare su un’altura” (per poter vedere in tempo l’arrivo dei nemici!),
ma poi ha acquisito il significato più generico di “stare attenti, vigili”.
La parola nasce da “all’erta”, ovvero una salita con una forte pendenza, una costa scoscesa, o anche
semplicemente un luogo in alto.

* Fare spallucce
Vuol dire alzare le spalle in segno di disinteresse, di noncuranza. A Telma infatti non interessa
sentirsi dare della spia da delle ladruncole. Sa di essere dalla parte della ragione ed è quello che
conta