Sbloccati 300 milioni per la Pedemontana Palazzo Balbi presenta il bilancio di previsione: nessun aumento Irpef e Irap per il prossimo triennio

Nessun aumento di Irpef e Irap per il triennio 2018-2020 e lo sblocco di 300 milioni (in più tranches) per far ripartire le infrastrutture e i lavori pubblici, in primis la Pedemontana Veneta. Questi i punti essenziali del bilancio previsionale per i prossimi tre anni, approvato martedì 17 dalla Regione e illustrato a Palazzo Balbi da Gianluca Forcolin, vicepresidente del Veneto e assessore al bilancio. «Un bilancio credibile e rispettoso delle linee strategiche seguite dall’Amministrazione», ha commentato Forcolin. «Anche quest’anno il Veneto si conferma Regione Tax Free», ha poi rivendicato il vicepresidente, «e, in linea con il programma politico del governatore Zaia, non faremo ricorso a nessuna tassazione aggiuntiva e lasceremo i 1.159 milioni che ne sarebbero derivati nelle tasche di cittadini e imprese». Altra questione fondamentale riguarda la Pedemontana. A breve la Regione verserà la prima rata di 7,5 milioni (sui 300 complessivi), destinata al ristoro degli espropriati. Incalzato sul percorso accidentato del closing che continua a slittare di mese in mese, Forcolin ha dichiarato che il consorzio Sis sta lavorando per raggiungere una chiusura il prima possibile. Cosa succederà, invece, se salta il closing? «La Regione non dovrà pagare nessuna penale», ha assicurato il vicepresidente. Dalla Regione hanno poi evidenziato l’importanza di approvare quanto prima la proposta di bilancio: «Così facendo», ancora Forcolin, «puntiamo all’approvazione definitiva entro l’anno. Presentarsi il primo gennaio 2018 con un bilancio approvato significa poter avviare da subito le liquidazioni verso i creditori. E significa anche poter dar corso da subito ai bandi che hanno copertura di spese per le imprese, alle azioni per il turismo, per l’agricoltura, per lo sviluppo economico, alle risorse per le scuole paritarie, per il sociale e la sanità». Forcolin ha ricordato che le risorse a disposizione di ciascun assessorato è diminuito: da 491 milioni di euro nel 2010, si è arrivati a poco più di 60 milioni per l’esercizio 2018. Le cause, ha spiegato, sono da ricercare nei tagli ai trasferimenti praticati dai governi che si sono succeduti, e per l’aumento di voci di spesa corrente. Tra queste, l’acquisizione forzata delle attività delle Province, (40 milioni a carico della Regione, secondo la riforma Delrio), e il riversamento sul bilancio ordinario di spese di provenienza sanitaria (in primis, l’accollo dei debiti Ulss di 73 milioni l’anno per ammortamenti non sterilizzati dal 1999/2010).