Sottosuolo inquinato con idrocarburi e metalli presumibilmente pesanti. E’ il tratto della Treviso – Ostiglia nell’area dell’ex dogana. La scoperta durante i lavori per la ciclabile nel tratto di collegamento tra l’Ostiglia e il centro Treviso in zona San Giuseppe. L’Arpav conferma: materiale vietato sotto viale della Serenissima. In Comune sono si setacciano le vecchie carte del cantiere per capire chi può aver sversato il materiale. E chi ha effettuato i lavori.

Rifiuti potenzialmente pericolosi, certamente scarti di produzione di fonderia o di industrie metalmeccaniche, ma anche olii e altre sostanze che si configurano come fanghi neri. È l’Arpav, con una nota diffusa ieri, a confermare il ritrovamento dopo lo stop al cantiere dell’ultima Treviso-Ostiglia, nell’area della TrevisoServizi. La Regione, committente dei lavori, ha attivato l’Arpav per un sopralluogo congiunto, quando dall’impresa Brussi che eseguiva i lavori sono arrivate le segnalazioni sul terreno inquinato (su cui c’erano stati i primi test da parte dell’impresa stessa). «I primi esiti analitici su un campione effettuato evidenziava infatti la presenza di metalli e idrocarburi da verificare», dice la nota dell’Arpav, che ha trattenuto un campione di tutti i prelievi effettuati il 19 ottobre scorsi, mentre l’incarico di eseguirei test è stato affidato allo studio Asa, specializzato, da parte della ditta stessa.

E la Regione chiarisce come l’Arpav abbia presenziato alle attività, «verificando le modalità di prelievo e la formazione del campione e sigillandone una aliquota per le eventuali verifiche». Se dallo studio Asa arriveranno responsi di sostanze pericolose, l’Arpav si attiverà immediatamente. Ma cosa c’è sotto la TrevisoServizi? I timori della presenza di metalli inquinanti crea nubi nere sul tratto in questione. Si parla già di necessità che il materiale ritrovato nel terreno venga smaltito e bonificato da un’azienda specializzata lombarda, una delle pochissime in Italia in grado di ripulire il terreno inquinato e di bonificarlo. E visto che il costo dell’intervento è importante, diverse centinaia di migliaia di euro, si teme si tratti di tratti di rifiuti pericolosi. In Comune, il  il settore Lavori Pubblici, e il settore Ambiente hanno sollecitato la Regione Veneto ad avere elementi per conoscere l’entità dell’inquinamento a San Giuseppe. Nel mirino i lavori che risalgono a cavallo degli anni ’80 e dei primi anni’ 90, per creare la cittadella doganale e l’area di servizio della nettezza urbana, allora settore del Comune e non società esterna come oggi.

Infatti TrevisoServizi, allora, era il nome dell’intero quadrilatero (650 mila metri quadrati) compreso fra Noalese, linea ferrovia Treviso-Vicenza, tangenziale e il lato retrostante i mercati generali delle Stiore. Dalle prime indiscrezioni, non confermate, avrebbero lavorato al cantiere aziende molto note del Veneto, specializzate nel movimento terra e nelle costruzioni. E altre aziende, sempre venete, fra cui una nel frattempo fallita. Quello che in molti temono è che la scoperta dei tecnici e dei dipendenti della Brussi, nelle scorse settimane, possa essere solo una parte di un inquinamento e di smaltimento irregolare di rifiuti molto più vasto. È la prospettiva della bomba ecologica che tutti vogliono accantonare, preferendo certamente un episodio grave ma circoscritto. L’impresa ha cominciato a scavare per realizzare un sottopasso, e dunque non su un fronte vasto ed esteso.