Una settimana fa il sindaco di Treviso Giovanni Manildo ha garantito il patrocinio del Comune per l’iniziativa del Gay Pride nella città veneta a patto di una sicura garanzia di sobrietà da parte degli organizzatori; a rispondere in maniera decisa è stata poi Michela Nieri, consigliere comunale PD, membro di maggioranza ma soprattutto promotrice della manifestazione, promettendo il Gay Pride a Treviso con o senza il patrocinio concesso dal Comune.

Infatti le manifestazioni, seppur senza patrocinio comunale, non possono essere vietate dagli organi politici comunali, e l’unica istituzione che le può bloccare, per motivi di ordine pubblico, potrebbe essere casomai la Questura.

A distanza di 7 giorni, sembra che ci sia una decisione certa: il 18 giugno è la data scelta per la sfilata del Treviso Pride 2016.

L’organizzazione assicura che l’evento, in ovvia contrapposizione con il Family Day di Roma, non avrà nulla di eccessivo e carnevalesco ed anzi porterà in rilievo l’importanza di rivendicare “i diritti e la dignità delle persone lesbiche, gay, bisex e trans che non si connoterà per eccessi ed esibizionismi, tantomento con forme di protesta e polemica”, come ha spiegato Antonio Monda, presidente del Comitato Treviso Pride 2016.

Le previsioni di affluenza sono rosee e secondo le statistiche potrebbero toccare almeno le 5.000 presenze nonostante l’impossibilità, come già annunciato, di far procedere la sfilata da Piazza Duomo.

Qualche giorno fa a Ca’ Sugana è stato depositato il “Manifesto Pride”, un folto documento comprensivo di 300 firme provenienti da sostenitori e associazioni che appoggiano l’esecuzione della manifestazione.

Nonostante le microfratture interne all’interno del Partito Democratico che vede scontrarsi l’area centrista-cattolica con l’ala laica di sinistra il sindaco Manildo conferma la difficoltà dovuta alle diversità di vedute all’interno della maggioranza ma cerca di non accendere polemiche che potrebbero rompere certi equilibri.

Matteo Venturini

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