Unificare le tre denominazioni Doc, Docg Conegliano Valdobbiadene e Docg Asolo Montello in un unico Consorzio del Prosecco: questa la proposta di Ivo Nardi, titolare della Perlage Vini a Farra di Soligo e Presidente del Gruppo Vinicolo di Unindustria Treviso.

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Lo scopo è offrire al consumatore la possibilità di distinguere meglio le caratteristiche e le differenze di ogni bottiglia, senza penalizzare le più pregiate: con l’attuale distribuzione dei vitigni di Prosecco (una Doc enorme di 23 mila ettari, e due piccole Docg), questo non è scontato.

Servirebbe, dunque, un’unica figura istituzionale e un’unica strategia commerciale per trasmettere al consumatore finale le caratteristiche di ogni denominazione e le loro differenze, collocando i diversi prodotti nella giusta fascia di mercato e di prezzo. La proposta è destinata a far discutere, anche se i tre consorzi si dicono favorevoli in linea di principio.

«In questo momento il consumatore vive una certa confusione», ha spiegato Nardi, «su sei bottiglie vendute di Prosecco nel mondo, cinque sono della Doc. Negli Stati Uniti, ci si chiede perché una bottiglia di Docg sia venduta a 15 dollari e una di Doc a 11 dollari: chi compra sarà portato ad acquistare quella più economica, senza capire perché l’altra costi di più. Eppure i Docg sono prodotti in collina, con lavorazioni a mano, costi elevati e produzioni contenute, il Doc nasce in pianura, con lavorazioni ad elevata meccanizzazione, costi contenuti e produzioni elevate».

Un’unica società di comunicazione per i tre Consorzi sarebbe la fase iniziale di un processo orientato alla creazione di un unico consorzio di tutela, un ente capace di gestire anche le dinamiche commerciali del Prosecco, evitando che il controllo del mercato non sia più detenuto dai produttori ma dai distributori. Il rischio, in questo scenario, sarebbe una spinta al ribasso del prezzo e concorrenza suicida per generare maggiori volumi di vendita, a scapito della qualità.

 

Giacomo Molucchi

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