Il 22 ottobre si è votato in Veneto per l’autonomia. Un referendum che ha avuto grande successo. Lo stesso giorno, stesso voto anche in Lombardia. Un successo di dimensioni più misurate quello in Lombardia. E il Veneto adesso è al lavoro per portare avanti istanze federaliste e di autonomia. Il Veneto, che questa spinta l’ha sempre avuta, ora spinge su Roma per recuperare le due settimane di ritardo rispetto a Lombardia ed Emilia Romagna. Zaia lancia pure un appello al capo del Governo, Gentiloni, che nei giorni scorsi aveva definito le richieste delle tre regioni del Nord una “sacrosanta esigenza di efficienza dell’economia”.

A un mese dal voto referendario insomma è necessario avviare sin da subito il negoziato per l’autonomia del Veneto, con le 23 materie previste dall’articolo 116 della Costituzione e le relative coperture finanziarie quantificate in 18,8 miliardi di euro.

In un comunicato stampa, il presidente del Veneto Luca Zaia ha riportato quanto scritto al Presidente del Consiglio Gentiloni. Una lettera con allegata la legge 43 approvata dal consiglio regionale, con tanto di ordine del giorno, il “preambolo” politico e giuridico che indica gli obiettivi che il Veneto intende raggiungere con il negoziato costituzionale. Domani a Roma ci sarà l’insediamento ufficiale del tavolo istituzionale. Il governatore Zaia sarà nella capitale con la sua squadra di super esperti e si misurerà con la delegazione del governo guidata dal sottosegretario Gianclaudio Bressa, che di fatto svolge le funzioni di ministro delle Regioni dopo le dimissioni di Enrico Costa. Con Bressa ci sarà anche Paolo Costa, in veste di docente di economia regionale a Ca’ Foscari, ma con un curriculum politico di altissimo spessore: sindaco di Venezia, eurodeputato a Strasburgo, ministro dei Lavori pubblici con Romano Prodi e profondo conoscitore delle esigenze reali del Veneto.

Zaia sarà a Roma con qualche giorno di ritardo rispetto a Maroni e Bonaccini perché ha scelto una strada diversa: il governatore veneto ha promosso il referendum e ha fatto approvare una legge di 61 articoli che, dopo l’intesa con il governo, dovrà essere votata comma per comma da Camera e Senato. Difficile si possa arrivare al traguardo prima della fine della legislatura: le urne sembrano convocate per il 4 marzo 2018 e l’obiettivo concreto, ieri ribadito da Roberto Maroni, è la firma dell’intesa preliminare con il governo entro la fine di gennaio per poi demandare al nuovo parlamento l’approvazione definitiva del federalismo fiscale.

Il Veneto con la legge 43 quantifica in 18,8 miliardi la richiesta economica per ottenere lo stesso livello di autonomia della provincia di Bolzano, che trattiene i 9 decimi di Iva Irpef Ires con lo “scudo” della Costituzione. Domani saranno i costituzionalisti e gli esperti di diritti tributario a motivare la richiesta a Gentiloni e a Bressa: il braccio di ferro si annuncia molto duro. Roma non vuole cedere.