Abbiamo deciso di affrontare il tanto discusso argomento delle Unioni Civili toccando di giorno in giorno tutto il percorso che ha portato alla definizione del Ddl Cirinnà partendo dall’inizio ottobre 2015 fino agli ultimi giorni.

Quello che è accaduto i primi giorni è frutto di un percorso che ha portato poi alle decisioni che ormai sembrano definitive su quali possano essere i punti accettati ed affrontati dal Governo e quali, invece, sono stati scartati.

Perché abbiamo deciso di trattare questo tema? Perchè per il prossimo numero cartaceo è prevista l’uscita speciale sia sul mensile di Venezia che su quello di Treviso di una approfondita analisi sul tema.

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Inizia il 2016 in maniera turbolenta. Il testo delle Unioni Civili prosegue con mille difficoltà soprattutto sul lato adozioni che vede diverse barriere e diversi limiti per le coppie alla ricerca di un figlio. Viene così incaricato il ministro Boschi che avrà il compito di trovare il giusto compromesso per accontentare l’ala più liberal del Pd ed i cattolici dem insieme all’Ncd.

I primi giorni di gennaio passano molto lentamente tanto da far arrivare in Senato il ddl Cirinnà in ritardo di due giorni. La causa? Le spaccature interne nel Partito Democratico sul tema delle adozioni.

L’ala cattolica del PD si è fatta sentire sul punto 5 del ddl: “l’affidamento personale del minore alla parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso quando lo stesso è figlio, anche adottivo, dall’altra parte dell’unione civile e il genitore biologico estraneo all’unione civile sia sconosciuto, deceduto o decaduto dalla responsabilità genitoriale”.

L’emendamento lanciato da quest’ala proponeva una correzione ed integrazione entro il 22 gennaio, sostituendo l’affido rafforzato alla stepchild adoption. Il testo, secondo la proposta, si sarebbe dovuto sostituire con la frase “soluzioni normative che, nel garantire la piena tutela ai diritti dei minori, evitino di legittimare o incentivare comportamenti gravemente antigiuridici”. In particolare i 37 deputati promotori dell’emendamento, avrebbero sollevato dubbi sulla misura e sulla questione dell’utero in affitto.

Arrivato il termine massimo del 22 gennaio, come giorno limite per poter presentare emendamenti, si è constatato che la somma totale delle richieste è pari a circa 6 mila unità, delle quali 5mila solo provenienti dalla Lega Nord.

D’altro canto il premier Matteo Renzi ha continuato a rassicurare sul fatto che in ogni caso la legge non sarebbe stata rinviata e la ricerca di un punto di intesa tra le parti sarebbe stato necessario.

Matteo Venturini

diritti civili