Quando WhatsApp aiuta a fare del bene, oltre che rendere più stressante la vita quotidiana. Nella notte fra domenica e lunedì una pattuglia dei Carabinieri ha fermato due ragazzi di vent’anni che fumavano uno spinello in macchina, effettuando la perquisizione d’ordinanza. La coppia di militari ha però notato, sul croscotto, uno smartphone con lo schermo acceso e WhatsApp in bella vista: è bastato un rapido controllo dei messaggi per trovare una chat ancora in corso, in cui i ragazzi si stavano organizzando con i pusher del paese per acquistare altra marijuana. L’appuntamento con gli spacciatori era previsto nel giro di pochi minuti presso il palazzetto dello sport di Castelfranco.

Spaccio-droga-generica-mbI carabinieri vedelaghesi hanno chiamato rinforzi da Riese Pio X e Castelfranco: tutte assieme le pattuglie hanno in quattro e quattr’otto apparecchiato una trappola per i pusher, presidiando in borghese la zona designata per la compravendita di droga. Non appena gli spacciatori (un dominicano e un ivoriano, poco più anziani dei due clienti) si sono manifestati sul posto, mandando un messaggio WhatsApp al cellulare temporaneamente sequestrato ai due giovani, è scattata la retata: una rapida perquisizione ha trovato addosso ai due pusher svariati etti di marijuana, il bilancino di precisione con cui viene pesata a singoli grammi, e un coltello a serramanico. I carabinieri hanno poi ispezionato anche le case dei due pusher, trovando ampie scorte di stupefacenti e numerosi utensili per tagliare la droga. A questo punto è scattata la denuncia per spaccio (nonché per porto abusivo d’arma).

In questo caso la tempistica fortuita ha fatto la differenza: se i due giovani avessero infatti già concluso la chat su WhatsApp in cui fissavano l’appuntamento con gli spacciatori, molto probabilmente l’avrebbero prontamente cancellata, e i carabinieri non ne avrebbero trovato traccia perquisendo lo smartphone.