Mentre Guadagnini raccoglie firme per l’indipendenza, si aprono i primi spiragli d’intesa sul versante della riforma sanitaria dopo settimane all’insegna dello scontro, tra l’ostruzionismo dell’opposizione (oltre mille gli emendamenti presentati) e il “muro” eretto dalla maggioranza intorno al progetto di legge di Luca Zaia.

I risultati di ieri
Dopo gli incontri tra i capigruppo, ieri un colloquio (a porte sigillate) tra il governatore leghista e Alessandra Moretti, ha sancito il disgelo. «Abbiamo chiesto alcune modifiche significative», riferisce la speaker del Pd «dal ruolo protagonista del comitato dei direttori delle Ulss e delle conferenze dei sindaci, che è necessario per compensare i poteri dell’Azienda Zero, alla garanzia di un potenziamento della medicina del territorio e degli ospedali di comunità a fronte della riduzione del numero delle Ulss, che condividiamo. Zaia ha manifestato disponibilità, a condizione, sono parole sue, che i capisaldi della riforma siano salvaguardati. Credo ci sia la possibilità di superare l’impasse, ora attendiamo una risposta formale della maggioranza alle proposte dei gruppi di opposizione, poi valuteremo insieme. Il nostro obiettivo è migliorare la riforma non certo paralizzare l’aula»; prudente l’esperto dem in materia sanitaria, Claudio Sinigaglia: «È Un passo avanti ma c’è ancora molta strada da fare, attendiamo risposte chiare e concrete su temi decisivi quali la gestione della spesa accentrata, le funzioni operative dell’Azienda Zero e il capitolo delicatissimo dei project financing».

I dubbi
Scettici, al momento, i consiglieri tosiani: «Non bastano ritocchi secondari né tantomeno dichiarazioni generiche di disponibilità», affermano Maurizio Conte, Andrea Bassi e Giovanna Negro «per noi ci sono due punti non negoziabili: è inaccettabile che le Ulss diventino 9 in virtù dei regali elettorali della Lega a Bassano e al Veneto Orientale; o 7, una per provincia, oppure 12, così da assegnarne due alle cinque province più popolose. E poi gli ospedali: vogliamo la garanzia che nessun presidio veneto sia chiuso di qui al 2020 e per farlo occorre “cristallizzare” le schede ospedaliere, così da impedire lo smantellamento di reparti». Si vedrà. Nel frattempo il capogruppo leghista Nicola Finco lavora all’aggiornamento della proposta, la cui presentazione è attesa in giornata. C’è altro? Sì. L’irriducibile Antonio Guadagnini non si rassegna allo svanire del sogno indipendentista (bocciato senza appello dalla Corte Costituzionale) e lancia una nuova petizione – obiettivo 200 mila firme – per promuovere un referendum sul distacco dall’Italia: «Impedire ai cittadini di esprimersi, com’è avvenuto in Scozia o in Quebec, è un atto antidemocratico, non ci rassegneremo e la storia di darà ragione», profetizza il rappresententante di SiamoVeneto, Filippo Tosatto.

Gian Nicola Pittalis

Luca Zaia (2)