Ieri Luca Zaia a Roma, difronte alla Commissione Paritetica sul federalismo ha illustrato il progetto autonomia del Veneto, dopo la vittoria del Referendum del 22 ottobre scorso. E così comincerà a comporsi da oggi il puzzle delle nuove autonomie italiane. A referendum archiviati in Lombardia e Veneto, a Palazzo Cornaro, sede del Ministero per gli Affari Regionali, il sottosegretario Bressa rappresenterà il governo – su indicazione del premier Gentiloni – per un incontro che lo metterà intorno a un tavolo con i presidenti di Lombardia e Emilia Romagna, Roberto Maroni e Stefano Bonaccini, compreso un numero cospicuo di studiosi e tecnici.

Luca Zaia, il governatore del Veneto, punta a far rimanere nel proprio territorio nove decimi del gettito fiscale, circa 13 miliardi di euro, 20 competenze più 3 a legislazione esclusiva (giustizia di pace, tutela dell’ambiente e norme generali sull’istruzione) e a ottenere lo status di regione a statuto speciale. In una nota articolata Bressa ha ricordato che il negoziato si incardinerà sul terzo comma dell’art. 116 della Costituzione e quindi “il Governo e le Regioni si impegnano a garantire un costante raccordo con il Parlamento e con il Consiglio regionale durante la fase di approfondimento tecnico e di negoziazione”.

Sereno Maroni, che al Pirellone si è visto votare a larga maggioranza una risoluzione ‘autonomista’ che chiede di gestire in proprio le 23 materie concorrenti (che possono essere accorpate in 6 grandi filoni: finanziaria; istituzionale; lavoro e economia; infrastrutture, ambiente e territorio; welfare; istruzione, cultura e ricerca). Il governatore lombardo ha già fatto sapere che gradirebbe oltremodo che i tavoli, oltre che a Roma, possano tenersi anche a Milano e a Bologna. Sempre Maroni – che spiegherà le sue intenzioni anche alla Commissione bicamerale per il federalismo, come ha fatto Zaia – ha tenuto a spiegare che il tema del residuo fiscale non è citato direttamente nella risoluzione approvata ieri al Pirellone ma che comunque si farà riferimento “al suo corrispettivo, ovvero alle risorse aggiuntive”.

A palazzo San Macuto, sede della Bicamerale sul federalismo, Zaia ha esposto a parlamentari e giornalisti ogni singolo aspetto del suo cronoprogramma post referendum. La procedura adottata dal Veneto è differente perché in Veneto esiste uno statuto diverso e una legge”. Ma più in là, ha assicurato, “ci saranno fasi in cui avremo una interlocuzione con le altre regioni e il governo. Noi non cerchiamo la rissa, operiamo con spirito collaborativo, ma è anche vero che il 57% dei veneti si è espresso e che il 98% di essi si è pronunciato per il sì e questo va rispettato. Insomma, stiamo entrando in una stanza buia e pian piano accenderemo la luce”.

Un altro protagonista del tavolo è Bonaccini. “Avvieremo il negoziato in un contesto che riteniamo possa portare davvero a un risultato storico mai registrato in Italia: una maggiore autonomia per regioni virtuose e con i conti in ordine”, ha chiarito il governatore dell’Emilia Romagna. Poi ha fatto sapere di avere già fissato 12 competenze. “Chiederemo di gestirle direttamente – ha chiarito – ma siamo pronti ad aggiungerne altre 4 o 5” (professioni, cultura, sport e agricoltura).