CITTADELLASALUTE_9Ancora una battuta d’arresto per la cittadella sanitaria di Treviso, la cui storia sembra non avere fine. Il gruppo Manutencoop Facility Managment, capeggiato dalla vicentina Maltauro e coinvolto nell’inchiesta sulle tangenti per l’Expo 2015, secondo in graduatoria nella gara d’appalto per la realizzazione dell’ampliamento del Ca’ Foncello, ha infatti presentato ricorso al Tar nell’intento di bloccare l’assegnazione a Finanza e Progetti dell’opera. Visti i tempi della giustizia in Italia significa che per almeno un altro anno non potranno cominciare i lavori per la realizzazione della cittadella, megaopera da 240 milioni di euro che fanno molta gola. E parlare di un anno è ottimismo, visto che la sentenza del Tar potrebbe essere impugnata in Consiglio di Stato e tutto potrebbe bloccarsi per chissà quanto tempo. Un vero peccato perché il 2015 sembrava proprio essere l’anno dell’avvio ai lavori della Cittadella della Salute di Treviso visto che in consiglio comunale Lega e nuova amministrazione di centrosinistra avevano trovato l’accordo per far partire l’opera, nell’interesse dei cittadini e di tutto il personale ospedaliero. Proprio i primari dell’Ospedale di Treviso nello scorso mese di luglio avevano diffuso una lettera aperta che utilizzava solo argomenti di tipo sanitario, al di fuori di qualunque connotazione politica, per porre l’attenzione sulla totale inadeguatezza dell’attuale ospedale, nato molti anni fa a padiglioni e via via adattato, sia pur in modo sempre ottimale, alle nuove esigenze di una medicina che si evolve, galoppa a gran velocità e deve rispondere a nuovi connotati di efficienza e progresso. Una medicina che è oggi per sua natura multidisciplinare, basata sul lavoro di équipe che, a ponte tra le varie specialità, mira a dare concretezza al tanto dibattuto concetto della centralità del paziente. Oggi, riferiscono i primari proprio nella lettera di luglio, il Ca’ Foncello ha 25 sale operatorie dislocate in 8 siti diversi e lontane dalle terapie intensive che attualmente sono dislocate in 5 siti diversi. L’attività ambulatoriale è dislocata in 26 siti diversi. Bastano queste cifre a far capire come assuma connotazione di emergenza la realizzazione di una Cittadella della Salute, di un nuovo ospedale che nasca nell’ottica della modernità e dell’efficienza, che permetta la crescita professionale del personale sanitario e la riduzione dei costi ed un indubbio miglior utilizzo di ambienti ed attrezzature ad alta tecnologia. L’ospedale di Treviso resta un esempio di buona sanità, ma il costo umano per permettere ciò è altissimo, richiede lo sforzo quotidiano di tutti coloro che vi operano. E questo non è giusto. La speranza è quindi che per una volta non siano le logiche monetarie a prevalere, ma l’interesse pubblico, quel senso del sociale di cui così spesso ci si riempie la bocca nel nostro Paese, ma che si stenta sempre a far diventare realtà.