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Il colore della festa “Pride”

Festa doveva essere e festa è stata. Alle quattro del pomeriggio a porta Fra’ Giocondo la signora Nella sta seduta su una seggiola con altre amiche. Si fa aria con la mano, pare che aspetti il passaggio del Giro d’Italia.

E invece anche questa anziana, risata contagiosa, come centinaia di altri trevigiani stava solo aspettando quella marea di musica, colori, sorrisi, slogan e accettabile goliardia che è stato il corteo del Gay Pride di Treviso, più di settemila le presenze stimate dagli organizzatori. Arriva il corteo e Nella applaude. Uno dei ragazzi si ferma e le si avvicina, la bacia, le passa il megafono e la pensionata urla: «Siete bellissimi». È Nella il simbolo del Pride Triveneto di ieri, di una Treviso accogliente, diversa e comunque con meno pregiudizi e cautele della politica. «Pride 2016, miracolo a Treviso», recitava uno degli striscioni. Il tutto mantenendo la promessa fatta al sindaco Manildo. Sobrietà. Forse c’erano al massimo due drag queen e qualche “allegoria” tra chierichetti e cherubini, slogan e cartelli non tutti riferibili, ma nella sostanza ha dominato il rispetto per la città. Nessun sedere all’aria, nessun seno al vento, solo qualche bacio tra le coppie in marcia. Corteo festoso, sottofondo musicale con l’immancabile Raffaella Carrà, Al Bano e Romina, Paola e Chiara, Tozzi e Sorrenti. Si fanno le ola, si balla, si ride. Si temevano polemiche? L’unico sfottò politico del corteo, all’acqua di rose, in piazza Pio X “Il gatto e la volpe” di Bennato dedicato a Gentilini e Bitonci. Ecco le mura, c’è gente che batte le mani. «Etero e gay sono tutti figli miei», recita uno striscione. Proprio quanto spunta il sorriso di Nella, sul marciapiede di porta Fra’ Giocondo: «Siete bellissimi, tanti auguri a tutti», dice al megafono mentre la Carrà canta “Tanti auguri”. «Come è bello far l’amore…». L’onda arcobaleno è enorme e travolgente, s’insinua rumorosa e festante per le vie di una città che, incredula e ospitale, osserva. Sono gay e lesbiche di tutte le età, trevigiani ma anche provenienti da tutta Italia. Sono genitori di figli omosessuali, coppie di fatto o famiglie etero. Sfilano ciascuno con le loro storie, ma la battaglia per tutti è la medesima: l’affermazione dei diritti delle coppie omosessuali e dei loro figli. Nonostante il sole e l’afa, si respira aria nuova in città. «È una festa – dicono tutti – e non possiamo più fermarci: siamo un’onda. Stiamo valutando un’azione legale contro le recenti esternazioni dell’ex sindaco Gentilini. È inaccettabile che rimangano impunite». Si lotta per l’affermazione di diritti, per cercare di fornire di un contorno normativo a quello che di fatto esiste oramai da anni ma che sopravvive senza tutele e garanzie. Esserci è fondamentale. Tra loro anche tanti genitori vestiti con la bandiera arcobaleno. Tra loro Cinzia Villa che fa parte di Agedo (associazione genitori, parenti, amici di omosessuali). «Siamo orgogliosi dei nostri figli, questo per noi è un momento di gioia. A Orlando ne abbiamo persi 50. Mio figlio è omosessuale: per noi non è mai stato un problema, l’unica cosa che mi interessa è che sia felice». Una festa insomma in cui la città ha dimostrato di essere migliore della politica e dei raid notturni. Una realtà arcobaleno.

Gian Nicola Pittalis

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