Nonostante i tagli e le sforbiciate dell’ultima legislatura, gli stipendi dei consiglieri regionali del Veneto rimangono i più alti d’Italia. Una contraddizione per chi assume di rappresentare un esempio virtuoso per la Nazione. Fatto sta che a oggi, tra indennità, rimborsi spese, gettoni di presenza, un presidente di giunta si porta a casa la bellezza di 13.800 euro al mese, mentre un semplice consigliere si deve “accontentare” di poco più di 11 mila.

«Ma noi ci siamo adeguati, tra l’altro tra i primi in Italia, ai tetti massimi stabiliti con un decreto del governo Monti; del resto la politica non è che si può fare gratis», obietta l’ex presidente dell’assemblea Valdo Ruffato. Evidentemente le forbici erano un po’ spuntate se, malgrado i tagli, le indennità percepite da politici e amministratori regionali risultano essere al top della categoria.

Una situazione ora al vaglio della sub-commissione Affari istituzionali, chiamata a redigere un nuovo testo di legge per la riduzione dei costi della politica. Sei le proposte che l’organismo dovrà recepire nel provvedimento: del governatore Zaia, della Lega, del Pd, due del M5S e ultima, ma non per ultima, del comitato di liberi cittadini Zero Privilegi. Un lavoro presumibilmente lungo e laborioso.

In tutte si chiede di intervenire sulle varie voci di spesa: indennità, trattamento di fine mandato e vitalizi. A dire il vero, i vitalizi sono stati adeguati al regime contributivo già nella presente legislatura, ma i Cinque Stelle insistono per l’abolizione del retributivo anche per i vitalizi precedenti, dopo aver ottenuto, con una certa riluttanza da parte degli ex consiglieri, un contributo di solidarietà fino al 15%.

Lo scontro su pensioni d’oro e diritti acquisiti è appena cominciato.