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Da Rios vince due volte la maglia bianca del Giro d’Italia di ciclocross

Da Rios stella emergente del ciclismo. E’ uno dei giovani corridori più in vista del ciclismo nazionale nella specialità del ciclocross, ed è trevigiano, per la precisione di Vittorio Veneto.

Riccardo Da Rios, portacolori sin dalla categoria G1 della Sanfiorese, diretta da Marco Paludetti e Roberto Della Libera, classe, 2007 ha le idee chiare: “Il ciclocross è la mia passione – racconta il corridore vittoriese -. Ho iniziato a correre sin da piccolino anche se ho praticato altri sport, dallo judo al nuoto. Ma il ciclismo è lo sport che più mi da soddisfazione e nel quale riesco ad esprimere al meglio le mie qualità. Lo dimostra il fatto che riesco a conciliare bene lo studio e lo sport, nonostante la bicicletta mi porti spesso lontano da casa. Frequento il primo anno dell’Istituto Cerletti a Conegliano per diventare agronomo e a scuola me la cavo bene. Corro per la Sanfiorese da quando ho mosso i primi passi su due ruote e sono da sempre fedele alla società di Paludetti e Della Libera a cui devo molto. Loro mi hanno avvicinato ala specialità ciclocross per fare anche una esperienza, per mettere a confronto me stesso e capire se riuscivo ad ottenere risultati. E devo dire che non è andata male. Nel ciclocross per guidare la bici serve abilità”. Anche per praticare la pista serve abilità, ci stai pensando?: “Il prossimo anno correrò tra gli allievi emigrando verso Treviso, nello Spercenigo, perché alla Sanfiorese non seguono la mia categoria. E con la società trevigiana proverò anche la pista, ma la mia passione rimane il ciclocross”, sottolinea Riccardo Da Rios. Un vincente nella specialità del fango: “Credo di si dai – sorride il corridore vittoriese -. Quest’anno ho corso diciotto gare, di queste ne ho vinte dodici, poi ho conquistato sei secondi posti e un terzo in questo primo anno da allievo, da esordiente lo scorso anno ho invece vinto undici gare, e a Lecce mi è mancato il colpo di pedale e non ho potuto indossare la maglia tricolore Ma ho vinto due volte consecutive la maglia bianca al Giro d’italia, per me un traguardo prestigioso”. Addirittura quest’anno l’hai conquistata con una gara di anticipo a Gallipoli e sei stato l’autore di un gesto di fair play: “Avevo raggiunto a Gallipoli il mio obiettivo, la maglia era già sicura, quindi ho scelto di non spingere sui pedali nel finale della gara di Ferentino per lasciar vincere un mio caro amico, Mattia Proietti che corre con il Foligno. Io avevo già vinto tanto lui mai. Non mi cambiava nulla non vincere ancora ma per lui sarebbe stata una gioia; ho scelto di fargli un regalo”. Riccardo, arrivi da una famiglia cresciuta a pane e ciclismo: “Ciclismo a tutto tondo. Mio nonno, Marco Barbirati, è di Firenze, toscano, trasferitosi a Vittorio Veneto per lavoro negli anni Ottanta. Ha corso sino alla categoria dei dilettanti, anche se sarebbe dovuto passare professionista. Il suo direttore sportivo in Toscana, Piero Pieri, sta ancora in ammiraglia. E mio zio, Luca Barbirati, il fratello di mia mamma Lisa, correva con la società La Vallata diretta da Roberto Della Libera per poi passare al San Vendemiano. Poi ha smesso per studiare ed ora è docente di Lettere al collegio dante a Vittorio Veneto. Mio nonno alle corse è conosciuto da tutti, specie sui campi di ciclocross con il soprannome de Il Nonno. Insomma il ciclismo, il fango, la bicicletta sono la mia vita e la mia passione”.

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