Doveva essere l’Italia degli incubi, sta diventando quella dei sogni. Il gruppo di Conte sembra essere costruito su misura per andare in controtendenza. Sotto tono fino all’ultima amichevole, adesso è la squadra più efficace degli Europei. E giusto per confermare la predisposizione ad andare “contro”, manda in gol il numero 17 proprio nella giornata votata alla scaramanzia per antonomasia. Giochi di numeri a parte, siamo al cospetto di un clan, nella accezione più nobile del termine, oltre che di una squadra di calcio. Tutti, dal primo all’ultimo dei giocatori, riconoscono la leadership indiscussa al cittì in uscita. Che esercita il primato pesando gli uomini prima ancora che gli atleti e dosando i carichi nervosi più che quelli fisici. Ecco perché l’Italia di Conte è un clan, i cui componenti sono legati da un forte vincolo di solidarietà. Una dinamica che consente agli azzurri di scendere in campo compatti, concentrati e motivati, in un corpo unico che non fa distinzione tra chi gioca e chi va in panchina. L’Italia è a punteggio pieno e non ha preso gol in due partite. In un torneo tecnicamente livellato e senza stelle che brillano, possiamo giocare le nostre carte come e meglio degli altri. Non siamo dei fenomeni ma chi lo è da queste parti? Anzi, in giro iniziano a guardarci strano: facciamo sul serio, lo hanno capito un po’ tutti. Adesso anche noi. Ma occhio alla Spagna ora: vietato fare calcoli, ma le “furie rosse” ieri hanno dominato per 90′. E sono campioni uscenti. Certo Grecia e Danimarca sono un bell’esempio; spesso chi parte in sordina suona la grancassa alla fine. Intanto ciao ciao Svezia di Ibra (una piccola vendetta tanto per ricordare la passata esperienza) e ora che la battaglia abbia inizio, tanto più che (incrociando le dita) la Spagna la rivedremo solo in semifinale o finale.

Gian Nicola Pittalis

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