Non parliamo di crisi prolungata, ma i dati diramati oggi dalla Camera di Commercio di Treviso e Belluno in merito al settore manifatturiero inducono a profonde riflessioni. La buona notizia è che nei primi mesi del 2019 il quadro congiunturale europeo non è ulteriormente peggiorato rispetto a quanto osservato a fine 2018. Gli analisti però restano cauti. Non è recessione, ma l’economia procede in frenata. Con differenziazioni importanti tra beni di consumo (in miglioramento) e beni intermedi e strumentali (in peggioramento, che ancora risentono dell’incertezza a livello globale, delle continue minacce di guerre tariffarie).

In questa cornice va interpretato il rimbalzo positivo del PIL italiano, dopo due trimestri di leggera contrazione. Microdinamica di assestamento del ciclo delle scorte che non cambia il clima di fondo del momento: di debolezza sistemica dell’economia nazionale, orientata a veleggiare attorno alla “zerocrescita”. Prova ne sono gli investimenti, fermi al +0,3% secondo le previsioni Istat per il 2019, o addirittura indicati in negativo (-0,8%) secondo le stime Prometeia.

Questo rallentamento si riflette negli andamenti tendenziali della produzione del manifatturiero trevigiano e bellunese. Che restano in positivo, ma attorno al +2% (un ritmo quasi dimezzato rispetto all’andamento del 2017). E nella “piattezza” della raccolta ordini (al netto delle situazioni di stagionalità). Sotto il dato medio colpisce peraltro la polarizzazione dei giudizi, tra aziende che evidenziano situazioni di crescita, e aziende che invece lamentano situazioni di criticità. Sparisce la zona di stazionarietà.

«La decelerazione della domanda globale che ha caratterizzato i primi mesi del 2019 si è tradotto in una frenata dell’industria in tutti i Paesi dell’area Euro che ha reso ancora più complesso un quadro economico italiano. – sottolinea Mario Pozza, presidente della Camera di CommercioPoco ci deve illudere il rimbalzo positivo del PIL italiano. Certamente è un bene che sia stata interrotta la fase di recessione tecnica, ma non è cambiato il clima di fondo, che ci sta portando a veleggiare attorno alla crescita zero. In questa prospettiva è da evidenziare la tenuta del manifatturiero trevigiano e bellunese nel primo trimestre 2019, almeno negli andamento tendenziali (su base annua).

Ma occorre restare cauti: perché si tratta di una tenuta selettiva – ci tiene a precisare il Presidente Pozza. Infatti, il 49% delle imprese intervistate ci dice che la produzione è aumentata; ma una quota di imprese di poco inferiore (pari al 37% degli intervistati) ci dice all’opposto che la produzione è diminuita. Quasi sparisce la zona della stazionarietà, che riguarda appena il 14% degli intervistati. Altri indizi negativi: compare il segno meno nella variazione congiunturale del fatturato rispetto a dicembre 2018, tanto a Belluno (-5,7%) quanto a Treviso (-3,1%). Resta piatta su base annua, soprattutto a Treviso, la raccolta ordini, anche dal mercato estero. Caute anche le aspettative: più rosee di quelle di dicembre, ma che ripropongono la polarizzazione dei giudizi, al di là dei saldi, in modo più marcato che nel recente passato. L’industria bellunese però risulta più convinta della tenuta della domanda estera.

In questo contesto – afferma Pozza – diviene fondamentale un costante monitoraggio del sistema industriale regionale e di come le sue dinamiche si differenziano sul territorio: per conoscere in tempo reale lo stato di salute delle imprese che non possono essere lasciate sole, mettendo in atto politiche di rilancio che garantiscono il ritorno di una crescita più forte e più duratura. Le infrastrutture – come ha più volte ribadito il Presidente – rappresentano un elemento fondamentale per lo sviluppo economico dei territori e la competitività delle imprese qui  localizzate ».

L’analisi di dettaglio degli indicatori per il manifatturiero trevigiano

Nel primo trimestre 2019 la produzione manifatturiera delle imprese trevigiane con 10 addetti e più mantiene una crescita, su base tendenziale annua, del +2,4% con un grado di utilizzo degli impianti pari al 73,1% che si assesta sugli stessi livelli dello scorso anno. L’andamento congiunturale rimane invece prossimo alla stabilità (+0,6%). Dall’analisi della distribuzione dei giudizi emerge una forte polarizzazione tra quanti si sono espressi per un aumento della produzione (49%) e quanti invece sono per una diminuzione della stessa (36,5%).

Anche con riferimento al fatturato totale permane positiva la variazione su base annua, pari al +2,0%, pur in diminuzione rispetto a quella del primo trimestre dello scorso anno (+2,6%) ed al risultato di dicembre 2018 (+3,2%); guardando alla dimensione d’impresa sono le piccole imprese a sostenere maggiormente la crescita del fatturato (+3,1%). Su base congiunturale, invece, il totale delle imprese del campione trevigiano evidenzia una diminuzione del fatturato totale pari al -3,1%.

In decelerazione anche il fatturato estero che cresce su base annua del +0,8% ma accusa un -2,0% su base congiunturale discostandosi dai valori più che positivi di fine anno. Gli indicatori dei nuovi ordinativi subiscono la frenata più cospicua che porta al segno negativo gli ordini dal mercato interno sia su base tendenziale (-0,4%) che congiunturale (-2,5%). Si mantengono appena sopra alla stazionarietà gli ordini dal mercato estero sia con riferimento al trimestre che all’anno precedente (+0,2%).

Il quadro delle previsioni, manifestate dagli imprenditori trevigiani per il secondo trimestre 2019, evidenzia un quadro in miglioramento rispetto ai giudizi espressi lo scorso trimestre, ad eccezione della domanda estera, ma in peggioramento, su tutti gli indicatori, dal confronto con quelli di un anno fa. Per tutti gli indicatori risultano inoltre in diminuzione i giudizi di stazionarietà a favore di una maggiore distribuzione sia degli ottimisti che dei pessimisti.

Per produzione e fatturato i saldi tra chi si esprime per un aumento ed una diminuzione passano da valori negativi di dicembre 2018 (rispettivamente -7,6 punti percentuali e -2,9 p.p.) a valori più che positivi (+8,4 p.p. e +11,6 p.p.) ma in peggioramento rispetto a quelli di un anno fa (+12 p.p. e +17,6 p.p.). Con riferimento alla domanda interna ed a quella estera i saldi positivi tra gli ottimisti ed i pessimisti (rispettivamente +3,3 p.p. e +2,7 p.p.) si riducono notevolmente rispetto ai valori positivi a due cifre dell’anno precedente. Il confronto con dicembre 2018 evidenzia tuttavia un miglioramento per l’indicatore della domanda interna il cui saldo era negativo (-12,2 p.p.) ma un peggioramento per l’indicatore della domanda estera il cui saldo positivo passa da +4,2 p.p. a +2,7 p.p.

L’analisi di dettaglio degli indicatori per il manifatturiero bellunese

In provincia di Belluno la produzione industriale del primo trimestre 2019 si ferma al +2% su base annua, con il contributo più che positivo della media-grande impresa (+4%) mentre risulta in diminuzione la variazione rispetto allo scorso trimestre (-2,5%). In questo primo scorcio d’anno si registra il più basso grado di utilizzo degli impianti delle ultime sei annualità (65,5%), mai sceso sotto al 70%, mentre i giorni di produzione perdono oltre 10 unità sia rispetto al primo che all’ultimo trimestre del 2018.

Il fatturato totale cresce del +4,2% su base annua, grazie alla performance delle medio-grandi imprese (+5,3%), ma diminuisce del -5,7% su base congiunturale. Il fatturato totale è trainato soprattutto dal fatturato estero che cresce del +8,4% su base tendenziale.

La raccolta degli ordinativi è risultata invece positiva sia su base tendenziale annua (+4,5% dal mercato interno; +11,2% dai mercati esteri, dato amplificato dalla ridotta numerosità del campione di imprese bellunesi) che congiunturale.

Le previsioni per il secondo trimestre 2019, a differenza di quanto rilevato a Treviso, sono in larga maggioranza schierate per la stabilità che arriva a raggiungere quasi il 70% nella domanda estera. I saldi risultano positivi per tutti gli indicatori ed in forte miglioramento rispetto a quelli di fine anno che avevano tutti il segno negativo; per la domanda estera il saldo, grazie ad una percentuale pari a zero di pessimisti, è di +30,3 p.p., e in miglioramento anche sull’analogo di marzo 2018 (+25,2 p.p.).