Home Cultura Memorial Biasuzzi, l’ippica corre per ricordare il Paron

Memorial Biasuzzi, l’ippica corre per ricordare il Paron

Oltre cinquant’anni di storia, la maggior parte dei quali legati alla figura di un uomo capace di diventare nel tempo una delle basi fondanti dell’ippica italiana. E’ quella di Bepi Biasuzzi – il “Paròn” – del quale domenica all’ippodromo del S. Artemio di Treviso va in scena il Memorial che lo ricorda a 11 anni dalla sua scomparsa. E’ la storia della Scuderia Gina Biasuzzi nata nel 1962 nel Veneto e cresciuta in tutto il mondo con un palmares ricchissimo e un albo d’oro pieno di grandi campioni, al di qua ed al di là dell’Atlantico. Insieme alle cave ed alla ghiaia Bepi Biasuzzi ama i cavalli ed è allevatore prima che proprietario. La fattrici sono la base, quelle che per genealogia potrebbero partorire un puledro forte, veloce e vincente in grado di onorare il rosso ed il verde, i colori di scuderia, voluti da sua moglie Gina.

Tantissimi i nomi a due e quattro gambe entrati dalla porta principale grazie alle intuizioni di un uomo a tratti ruvido, ma capace di tirare fuori il meglio dalle persone. Le grandi collaborazioni con Giancarlo Baldi in primis e poi i fratelli Kruger, Gerhard e Roman, e ancora Mario Rivara, lo svedese Hakan Wallner, uno degli uomini più rispettati in questo mondo, i connazionali Jan e Soren Nordin, senza dimenticare il primissimo trainer Ezio Serafini.

Il primo prodotto di rilievo fu a fine anni ’60 Barbablù, nato ed allevato in scuderia. E poi in quel periodo Dalia, Carosio, Dosson e soprattutto Timothy T, il “vagone nero”. Una strada costellata di vittorie in ogni dove, fosse il Nazionale di Milano con Bangie Bi o il Derby a Roma con Gitana d’Asolo – il secondo dopo quello ottenuto a suo tempo con Maribon – o il Lotteria a Napoli con Contingent Fee. In tempi più recenti, citati quasi alla rinfusa, ma ognuno con una propria storia, Nobody Bi, Nadir Lb, Vega Lb, Lobster As e ancora Pecos Bi, Uweny sino ad arrivare a Ruth Bi, No Nonsense Woman e Zambesi Bi, anche quest’ultimo come il capostipite Barbablù biasuzziano al 100%. Domina la carriera dei due anni ed a tre regala il successo più bello alla scuderia: vince il Derby guidato da Mauro, insieme al gemello Fabio uno dei due figli di Bepi. Una storia che è continuata anche dopo la sua scomparsa. Basti pensare al successo da allevatori nell’International Trot di un paio di anni fa, all’ippodromo newyorchese dello Yonkers, appena fuori Manhattan. Una corsa da un milione di dollari di dotazione vinta da Twister Bi. Bi come Biasuzzi.

Un’epopea che ha segnato la storia dell’ippica made in Italy, parallela a quella vincente nel mondo del lavoro, di cui Biasuzzi è stato re incontrastato nella Marca trevigiana per lunghissimo tempo. Un modo – il Gran Premio a lui intitolato – per la Nord Est Ippodromi, la società che gestisce l’impianto di viale Felissent di cui Fabio è stato presidente sino al 2017, per onorarne la memoria. E chi meglio del cavallo più forte di tutti i tempi può suggellare un momento simile? Ospite d’onore della giornata, anche Varenne è a Treviso. E con lui i suoi uomini, Giampaolo Minnucci e Jori Turja. Nel nome e nel ricordo di Bepi Biasuzzi.

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