Home Cronaca Primo ok del governo al referendum autonomia del Veneto proposto da Zaia

Primo ok del governo al referendum autonomia del Veneto proposto da Zaia

Arriva l’ok del governo al referendum sull’autonomia del Veneto ma con alcune limitazioni. Intanto è partita la lettera a Zaia. In partenza la risposta alla richiesta avanzata un mese e mezzo fa al premier Matteo Renzi: in ballo maggiori poteri e competenze alla regione: “Ma non sarà come Trento e Bolzano”.

La Lettera
La lettera è pronta e, spiega il sottosegretario agli Affari Regionali Gianclaudio Bressa, «sarà inviata a Palazzo Balbi già nei prossimi giorni». È una lettera importante, quella in partenza da Roma, a suo modo storica per il Veneto, perché contiene la risposta del Governo alla richiesta avanzata un mese e mezzo fa dal presidente della Regione Luca Zaia al premier Matteo Renzi di poter indire un referendum sull’autonomia del Veneto e avviare un negoziato per il riconoscimento alla nostra regione di nuove e più ampie competenze, accompagnate ovviamente dalle risorse necessarie a farvi fronte. Ebbene, il Governo ha deciso di dare il via libera su entrambi i fronti: si potrà celebrare il referendum e si potrà procedere con il negoziato per ampliare l’autonomia del Veneto, avvicinandolo un po’ di più alle Regioni a statuto speciale che lo circondano.

Le limitazioni
Con alcune limitazioni, però, per nulla di poco conto: «L’incontro della scorsa settimana a Roma con Zaia è stato cordiale e positivo – spiega Bressa – e dopo le opportune valutazioni tecniche abbiamo deciso di acconsentire allo svolgimento della consultazione referendaria. Attenzione però: non esiste alcuna possibilità di ampliare il quesito, che resti uno ma più dettagliato o che venga spacchettato in quesiti differenti (ipotesi di cui avevano parlato nei giorni scorsi sia il governatore che il professore del Bo Luca Antonini, ndr). Il quesito quello è e quello rimane e cioè l’unico, dei cinque contenuti nella legge 15 del 2014, che abbia passato il vaglio di costituzionalità della Consulta». E che recita così: «Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?». Quando si terrà il referendum? Bressa, delegato dal ministro agli Affari regionali Enrico Costa e da quello delle Riforme Maria Elena Boschi a seguire il «dossier Veneto», esclude si possa celebrare in concomitanza col referendum confermativo della riforma costituzionale previsto per ottobre, in un election day: «L’ipotesi è già stata esclusa con riferimento all’analoga consultazione autonomista indetta dalla Lombardia, anche perché nello stesso giorno i veneti sarebbero chiamati a pronunciarsi su due quesiti sostanzialmente antitetici, il che non può essere. Detto questo, siccome il referendum è regionale, spetta a Zaia stabilire la data e comunicarcela».

Il problema
La brutta notizia è che, senza election day, a pagare la consultazione dovrà essere la Regione: la cifra è stimata in 14 milioni. Infine, il negoziato sull’articolo 116 della Costituzione. Nella lettera il Governo formalizza la disponibilità ad aprire il negoziato già anticipata in via ufficiosa durante gli incontri a Roma: «Ragioniamo sul testo attuale del 116 – continua Bressa – ovviamente avendo l’accortezza di considerare le materie destinate a sopravvivere anche nella nuova formulazione, così da non dover ricominciare tutto daccapo a ottobre». Su un punto, però, il sottosegretario è chiarissimo: «Sgombriamo il campo dalla suggestione che il Veneto possa diventare come Trento e Bolzano. È impossibile sul piano storico e culturale, sul piano costituzionale, perché lì si ragiona di leggi costituzionali e qui ordinarie, e sul piano finanziario, perché loro trattengono i 9/10 delle loro tasse dovendo fronteggiare competenze, come gli enti locali, che il Veneto non avrà mai. Dunque – conclude – evitiamo parallelismi demagogici, che fanno solo confusione. Vogliamo fare sul serio e la lettera che stiamo per spedire a Zaia lo dimostra». Insomma presidente, c’è posta per te.

Gian Nicola Pittalis

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