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Sindrome di Rokitansky: cos’è e come si cura

La sindrome di Rokitansky (nota anche come sindrome di Mayer Rokitansky Kuster Hauser o MRKH) è una malformazione femminile abbastanza rara: si stima, infatti, che interessi una donna su 4500-5000.

Parliamo di una patologia che colpisce principalmente l’utero e la vagina, causando l’assenza (totale o parziale) degli stessi. Inoltre, nei casi più gravi, questa malformazione può estendersi anche all’apparato cardiocircolatorio, ai reni e alla spina dorsale.

Sindrome di Rokitansky: che cos’è

Entrando nel dettaglio, la sindrome di Rokitansky è una patologia che colpisce l’apparato riproduttore femminile, ovvero il canale vaginale, l’utero e le ovaie. Chi ne è affetto non riesce ad avere rapporti sessuali completi e la mancanza dell’utero comporta inevitabilmente anche infertilità.

I sintomi sono spesso difficili da riconoscere, tanto che spesso ci si accorge di tale anomalia solo durante la pubertà, dal momento che la manifestazione più evidente è la mancata comparsa del menarca.

Cause e cure

Ad oggi non si conoscono le cause certe alla base della sindrome. Tuttavia, si sa che la patologia si manifesta attorno alla quinta settimana di gestazione: in quel momento, infatti, il canale vaginale rimane incompleto e pertanto non avviene il pieno sviluppo degli organi riproduttivi.

Per migliorare la qualità della vita di chi è affetto da tale malformazione lo specialista potrà consigliare di ricostruire chirurgicamente il canale vaginale. Tuttavia, è bene tenere presente che la portata di tale intervento è strettamente legata alla gravità del disturbo.

Inoltre, l’esito è differente anche per quanto riguarda l’infertilità: se l’utero è del tutto assente, infatti, non sarà possibile il concepimento. Al contrario, se le ovaie sono funzionanti, grazie ad un trapianto di utero in certi casi sarà comunque possibile una gravidanza.

 

 

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