Guardia di Finanza - foto di archivio
Guardia di Finanza - foto di archivio

Un’operazione della Guardia di Finanza di Portogruaro ha scoperto un vero e proprio vaso di Pandora della truffa: 72 milioni di euro sottratti con l’inganno a 3.000 persone. La banda è stata sgominata martedì da 80 finanzieri della Guardia di Finanza provinciale di Venezia insieme ad altri colleghi delle forze dell’ordine. A finire in carcere in custodia cautelare è stato l’uomo che ha escogitato lo stratagemma, mentre 5 suoi aiutanti sono stati messi ai domiciliari e altri 11 hanno ricevuto l’obbligo di dimora dal Tribunale di Pordenone.

I truffatori agivano con una fantomatica promessa di rendimenti immediati nel mondo del Forex trading, il mercato dello scambio di valute. Una volta riscossi i risparmi delle vittime, i malviventi provvedevano a trattenere parte dei fondi destinando a conti italiani ed esteri ma intestati a loro, mentre una parte restate veniva spesa per pagare gli interessi dei rispamiatori che avevano investito precedentemente. Facendo così, gli uomini avevano guadagnato la fiducia di alcuni di questi 3.000 malcapitati, i quali avevano realmente visto i frutti del loro investimento, sebbene questo derivasse da un illecito.

Tra il 2016 e il 2018, da un ammontare totale di circa 72,3 milioni, erano stati ridati alle vittime solo 28,9 milioni.

Molti i sequestri, tra cui anche un’abitazione da 700.000 euro a Pieve di Soligo, unico bene sequestrato nella Marca. Grazie ai ricavi derivati dalla truffa, infatti, i responsabili hanno acquistato immobili in Veneto, Emilia Romagna e Friuli per un valore di 3,7 milioni di euro. Società e conti correnti in Slovenia, Croazia e Gran Bretagna servivano esclusivamente a impedire che si potesse risalire all’identità dei truffatori dopo gli investimenti immobiliari.

Infine, fornire una credibilità apparente contribuiva il sito realizzato dai truffatori a cui i risparmiatori potevano accedere con delle credenziali e vedere percentuali fittizie di resa del capitale inserite manualmente dagli amministratori.

Ad attenderli diversi capi d’imputazione: associazione a delinquere, truffa aggravata, esercizio abusivo di attività di gestione del risparmio e autoriciclaggio.