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Turismo e lo Xenos di Elea

Nell’Italia della grande bellezza il turismo appare come una risorsa sempre più controversa, soprattutto oggi che la società si apre sempre più al consumo di massa, viaggi low cost e offerte che mirano al potenziamento della logistica determinano un turismo sempre più intensivo.

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La figura del turista muta in base a chi la sta narrando: per chi eroga servizi nel settore è una fonte di guadagno e di posti di lavoro, nella cittadinanza che non beneficia direttamente dei proventi del turismo di massa, “mordi e fuggi” in particolare, induce alla dimensione del lamento verso chi fruisce di un bene (una città d’arte), ma non restituisce nulla alla comunità salvo cartacce di un pranzo consumato in maniera fugace.

Il rapporto controverso con l’estraneo o il diverso non è una novità e non è certo solo un problema contemporaneo.

Anche nell’antica Grecia c’erano viandanti e le persone si spostavano, questo archetipo di “turista” antico veniva catalogato con il termine greco di Xenos, una parola pregna di significato che trasuda tutta l’ambiguità con cui si guarda al turismo contemporaneo, essa significa sia “nemico straniero” che “amico rituale”.

Xenos quindi come ambivalenza, minaccia e risorsa insieme, ed il primo a riportarlo è Omero, viene poi ripreso da Platone in un celebre dialogo incentrato sulla figura dello Xenos di Elea.

La parola Xenos può essere intesa come “straniero” nel senso stretto, qualcuno che viene da un altro Stato Greco, un viaggiatore, un turista oppure ha un’accezione positiva indicando una amicizia di lunga distanza.

Lo Xenos è qualcuno che non appartiene alla comunità e a seconda delle circostanze può essere accolto come ospite, amico o rifiutato dalla comunità come straniero.

Lo Xenos o il turista porta in seno una carica di opportunità e nel contempo una minaccia e forse un modo per sanare questa conflittualità intrinseca potrebbe essere renderci conto che siamo tutti lo “Xenos” di qualcuno che è altro da noi, siamo pertanto tutti Xenos per qualcuno.

Quando ci innervosiamo per la lentezza di una comitiva che ci ostacola il cammino per qualche calle di Venezia dovremmo pensare a come siamo noi come turisti, mettersi nei panni degli altri è fondamentale e richiama alla mente un altro termine carico di filosofia e di pensiero: il “riconoscimento”.

E se l’anziano contro il quale borbottiamo qualche parolaccia fosse nostro padre in viaggio organizzato? Ci comporteremmo così?

Il riconoscimento sta alla base della tolleranza, il turismo come opportunità passa per la capacità di riconoscimento reciproco e, forse, basta solo un po’ di pazienza ogni tanto.

Matteo Montagner

Omero

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