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Vaiolo delle scimmie, all’Ospedale dell’Angelo i primi tre vaccinati. Salgono a nove i casi registrati

Il vaccino anti-vaiolo delle scimmie
Il vaccino anti-vaiolo delle scimmie

Si considerano a rischio contagio e negli scorsi giorni hanno chiesto all’Azienda sanitaria veneziana di essere vaccinati contro il vaiolo delle scimmie. Dopo la valutazione di ogni singolo caso fatta dalle Malattie infettive, che ha accolto le domande, questa mattina hanno ricevuto all’ospedale dell’Angelo di Mestre la prima dose anti Monkeypox.

Sono i primi tre pazienti dell’Ulss 3 ad aver beneficiato del nuovo vaccino. I tre soggetti over 40 non hanno ancora mai contratto l’infezione. Sono già stati vaccinati in passato contro il vaiolo “comune”, quindi non dovranno tornare fra quattro settimane per la seconda dose e la loro vaccinazione è da ritenersi conclusa.

 

Invece febbre, malessere, pustole pruriginose e linfonodi ingrossati hanno permesso nell’ultimo mese di individuare fin qui nove pazienti nel Veneziano che hanno contratto e poi manifestato con questi sintomi il virus. Nessuno di loro è mai stato pericolo di vita. Cinque sono guariti. Quattro si trovano adesso sotto osservazione domiciliare dopo la diagnosi del primario di Malattie infettive Sandro Panese e il tracciamento effettuato dall’Igiene pubblica. Tre dei nove casi sono stati ricoverati in via precauzionale tra gli ospedali di Mestre e Venezia, e poi dimessi.

 

Eccetto un utente che proviene da fuori regione, i nove pazienti sono tutti residenti nell’Ulss 3 Serenissima e provenienti dai distretti di Venezia, Mestre e Mirano-Dolo. Sono uomini tra i 20 e i 50 anni d’età. Sei di loro, i più adulti, hanno fatto da ragazzini la vaccinazione contro il vaiolo “e questo ha sicuramente aiutato le loro difese immunitarie, essendo questa una malattia che ha un certo grado di parentela con il vaiolo comunemente conosciuto in Italia e debellato grazie ai vaccini” spiega Panese. I tre più giovani, invece, non avevano ricevuto il vaccino contro il vaiolo.

 

Il contagio avviene per trasmissione sessuale o venendo a contatto (cute contro cute) con le zone del corpo colpite dalla malattia. Il Servizio di igiene e sanità pubblica ha tracciato i contatti stretti dei nove pazienti contagiati. Ai contatti viene chiesto di mettersi in auto sorveglianza per 21 giorni (valutando in questo periodo l’insorgenza di eventuali lesioni compatibili con i sintomi della malattia) e di astenersi dall’avere contatti secondari, soprattutto di tipo sessuale.

 

“La collaborazione dei pazienti durante il nostro tracciamento è essenziale per contenere il diffondersi della malattia – dice Federica Boin, dirigente medico del Sisp -. Il virus Monkeypox si trasmette prevalentemente con contatti cutanei stretti. Quindi, specialmente per chi ha avuto più partner sessuali poco prima di aver scoperto la patologia, è davvero molto importante comunicarlo al SISP, senza vergogne o imbarazzi e confidando nel pieno rispetto della privacy, affinché il virus venga fermato e i partner siano rintracciati e curati. Ricordiamo sempre che un modo che può ridurre il rischio di diffusione di questa malattia e di altre delle patologie sessualmente trasmesse è quella di avere rapporti intimi in forma protetta: è una tutela per sé stessi e un atto di rispetto e responsabilità per le persone che si frequentano, ancor più se occasionalmente o in contesti promiscui”.

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