“Quando Cesare Maldini è diventato commissario tecnico della Nazionale, nessuno si è scandalizzato se faceva giocare suo figlio Paolo”. Fuori dal Veneto esistono regioni dove l’assunzione pubblica “baronale” sfiora l’ordinaria amministrazione, e capita che il numero 1 di un’Università (Luigi Frati, ex Rettore de La Sapienza) possa fare battute tipo questa, a proposito dei suoi tre figli, fatalmente tutti impiegati nell’Ateneo romano con incarichi di prestigio. Ma qui da noi, dove un ente come Veneto Lavoro è dal 1998 un orgoglioso portabandiera di regolarità e trasparenza in materia di concorsi, ritrovarlo oggi nell’occhio del ciclone assume i contorni del casus belli.[s2If !current_user_can(access_s2member_level1)] …READ MORE[/s2If][s2If current_user_can(access_s2member_level1)]
Quella prima denucia ha dato il là ad un’escalation da brividi. Biasioli, sempre in estate, ha annunciato di poter indovinare i vincitori di alcuni concorsi banditi nel 2016. Ne ha inserito così i nomi in una busta, che ha aperto poi in dicembre, all’indomani dell’ufficializzazione dei vincitori da parte dell’Ente: nomi tutti azzeccati, e bufera piombata giustamente su Veneto Lavoro, sulla Regione, sul Governatore Zaia.
Ora la magistratura sta indagando, ma accanto alle ispezioni giudiziarie i sindacati e le minoranze consiliari hanno chiesto a gran voce anche un accertamento amministrativo da parte della Regione.
Ora, se è la legalità ciò che pretendiamo, essa è anche quello a cui dobbiamo attenerci, evitando frettolese presunzione di colpevolezza: finché le indagini delle magistratura non avranno terminato il loro corso, possiamo sollevare sopraccigli e approfondire inchieste, ma non tirare conclusioni. La speranza è che l’indagine su Veneto Lavoro non finisca in una bolla di sapone lasciandoci eternamente nel dubbio, come i tanti altri fascicoli in materia aperti e caduti nel dimenticatoio in giro per l’Italia.[/s2If]