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9 OTTOBRE 1963. 54 ANNI FA IL DISASTRO CIVILE PIU’ TERRIBILE. LA TRAGEDIA DEL VAJONT E’ ANCORA RICORDATO COME UNO DEI DRAMMI PIU’ CATASTROFICI DEL ’90

Qui non c’è più nessuno da salvare… Scrivo da un paese che non esiste più “. Sono le prime parole di Giorgio Bocca che, come anche Buzzati e Cibotto, fu inviato nelle ore immediatamente successive alla tragedia del Vajont a descrivere  la tragedia di un pezzo di Veneto cancellato dalla furia delle acque ma soprattutto di alzare il velo sulle tante, troppe irresponsabilità, leggerezze e trascuratezze cui la giustizia non è riuscita a fornire una risposta mai veramente completa e soprattutto capace di chiudere una ferita anche ancora oggi grida sangue e rabbia.

Lo dice il Presidente della Regione del Veneto, ricordando, oggi, la tragedia della diga del Vajont, accaduta il 9 ottobre del 1963.

“Se si celebra, ancora oggi, questo drammatico anniversario è perché, tuttora, l’emergenza idrogeologica è una incombente realtà che, complici ora i cambiamenti climatici, dobbiamo fronteggiarla ogni giorno – prosegue il Governatore –  salvo poi trovarsi il giorno dopo a pronunciare frasi di circostanza, ad asciugare lacrime, a promettere interventi che l’ufficio complicazione affari semplici e la drammatica carenza di denaro pubblico rendono impossibili o così dilatati nel tempo da apparire spesso inutili”.

“In questo quadro – ricorda il Presidente della Regione –  vorrei orgogliosamente dire che il Veneto non soltanto ha presente le esigenze del territorio ma si è mosso e si sta muovendo con una rapidità e una capacità che poche altre regioni credo possano vantare.

Non sono parole, ma fatti. I fatti sono 925 cantieri aperti (molti già finiti) per oltre 600 milioni già impegnati in tutto il Veneto a partire dal 2010, data della Grande Alluvione, data che segna lo spartiacque fra il non intervento e una nuova cultura del territorio e della prevenzione. I fatti sono 3 miliardi di un piano di interventi di prevenzione complessiva di tutto il Veneto, che ho voluto far redigere dai migliori tecnici regionali e universitari sotto la guida del  professor D’Alpaos, emerita autorità scientifica in materia idrogeologica. 

I 925 cantieri sono una realtà – aggiunge –  mentre la realizzazione del piano D’Alpaos ha bisogno di una iniezione finanziaria per il quale le risorse della Regione non sono sufficienti. Tuttavia, il Piano è pronto, concreto e immediatamente cantierabile e noi veneti abbiamo dimostrato di sapere utilizzare le risorse che ci vengono affidate con virtù e oculatezza”.

 

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