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Arteriopatia obliterante: che cos’è

L’arteriopatia obliterante è una patologia caratterizzata da una riduzione del flusso di sangue lungo le arterie delle gambe, che vengono ostruite (in parte o completamente) da placche ateromatose.

Arteriopatia obliterante: sintomi e cure

Entrando nel dettaglio, tale disturbo interessa gli arti inferiori e determina un minor afflusso di sangue a livello circolatorio periferico. La causa principale, dunque, è imputabile ad un restringimento e alla perdita dell’elasticità delle arterie interessate.

In fase iniziale, l’arteriopatia obliterante è perlopiù asintomatica o- in alcuni casi- possono presentarsi dei sintomi soltanto quando si praticano degli sforzi intensi. Tuttavia, quando la patologia è al secondo stadio tendono a comparire crampi, dolori, intorpidimento, sensazioni di freddo alle estremità e zoppia.

Al terzo stadio, il dolore si manifesta anche a riposo e si presenta la cosiddetta “ischemia critica”. Nel quarto ed ultimo stadio, infine, si ha morte per necrosi del tessuto dell’arto colpito.

Rischi e complicazioni

Soprattutto nelle fasi iniziali la sintomatologia può trarre in inganno ed essere sottovalutata. Tuttavia, l’arteriopatia obliterante è un disturbo molto diffuso: si stima, infatti, che colpisca indicativamente circa tre italiani su dieci (non solo soggetti diabetici o affetti da malattie cardiovascolari).

Il rischio a livello cerebrale e circolatorio è molto alto: l’arteriopatia obliterante, infatti, può essere indice di aterosclerosi e, in tal caso, le possibilità di ictus e di infarto miocardico sono molto elevate.

Cura e terapia

Tale patologia è nota anche “malattia occlusiva delle arterie periferiche”. La diagnosi viene effettuata tramite anamnesi ed esame obiettivo: lo specialista, inoltre, potrà valutare la necessità di prescrivere ulteriori approfondimenti diagnostici, come ad esempio l’angiografia.

In generale, la terapia prevede l’utilizzo di farmaci che riducano la viscosità del sangue. L’obiettivo del trattamento è quello di fermare (o limitare) il peggioramento dell’aterosclerosi nell’organismo, così da ridurre il rischio di ictus ed infarto.

 

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