78. anniversario dell’uccisione di Erminio Ferretto. A Mogliano Veneto la cerimonia in ricordo del partigiano
Sono passati 78 anni dalla morte di “Venexian”, nome di battaglia con cui era conosciuto Erminio Ferretto, partigiano ucciso dalle Brigate Nere nella notte tra il 5 e il 6 febbraio 1945.
Questa mattina si è svolta a Mogliano Veneto la cerimonia di commemorazione in suo onore, con la deposizione di una corona sul cippo a lui intitolato. L’iniziativa è stata promossa dai Comuni di Mogliano Veneto, Venezia e Marcon.
A rappresentare le tre Amministrazioni comunali il sindaco di Mogliano Veneto Davide Bortolato, l’assessore alla Promozione del territorio del Comune di Venezia Paola Mar, il vicesindaco di Marcon Carolina Misserotti insieme al consigliere Luigino Busatto. All’appuntamento erano presenti inoltre una rappresentanza delle sezioni dell’Anpi delle tre città e una delegazione delle polizie locali con i tre gonfaloni, il comandante della stazione dei Carabinieri di Mogliano Veneto Saverio Rossi e i parenti di Erminio Ferretto.
La storia.
Nel corso della cerimonia sono state ricordate le imprese del giovane trucidato a meno di trent’anni in una stalla a Bonisiolo di Mogliano: nato a Mestre nel 1915, di professione commesso, fu combattente in Spagna a sostegno delle brigate internazionali, condannato al confino a Ventotene, e comandante partigiano. La sua attività partigiana dopo il ’43 arrivò prima con l’organizzazione del battaglione “Garibaldi” e dopo i rastrellamenti tedeschi del 1944 con il battaglione “Giovanni Felisati”. Era la notte del 5 febbraio 1945 quando, con alcuni compagni, venne sorpreso dalle Brigate Nere in un casolare, appartenente alla famiglia Pavan, che gli aveva dato ospitalità. Mentre alcuni partigiani riuscirono a fuggire miracolosamente, Erminio ed il cugino Martino poterono nascondersi nel fienile, sotto la paglia. I fascisti, al buio, con un forcone, ferirono ad una gamba Martino, che non emise alcun gemito. Erminio venne colpito invece dai denti dell’attrezzo al basso ventre e non riuscì a trattenere un grido di dolore: i fascisti gli spararono addosso una scarica di mitra, uccidendolo.
Il 29 aprile 1945 il primo atto della Mestre liberata, sarà quello di intitolare la principale piazza della città a Erminio Ferretto. In maggio sarà celebrato anche il suo funerale solenne: i suoi resti, che erano stati dapprima tumulati nel cimitero di Quarto d’Altino, vengono trasportati in quello di Mestre, dove tuttora riposano.
Nel corso degli interventi di commemorazione è stato sottolineato l’esempio di Erminio Ferretto e dei tanti giovani che hanno donato la loro vita per difendere la pace, la democrazia e la libertà.
“Credo che l’impegno e la possibilità di dare ai giovani un’idea sia il messaggio più importante, oltre alla memoria, che il sacrificio di tanti italiani e di tanti partigiani abbia potuto trasmetterci come eredità: questa è la nostra responsabilità”, le parole dell’assessore Mar. “I nostri giovani vivono protetti da quello che potrebbe creare loro dei problemi. Ragazzi, come Ferretto, di cui i nostri monumenti e le nostre piazze portano orgogliosamente il nome, che hanno sacrificato la loro vita, erano spinti da un’idea. Quello che manca forse oggi è la partecipazione a qualcosa che sia più alto, qualcosa da fare insieme. Penso sia questo il messaggio che dobbiamo lasciare alle nuove generazioni: lavorando insieme si possono raggiungere traguardi più importanti e si può riempire la propria vita di qualcosa che è fatto anche per tutti gli altri”.