“L’invecchiamento della popolazione, la denatalità, il calo dei residenti, la mancanza di forza lavoro e di attrattività, uniti a salari inadeguati al costo della vita, minacciano la tenuta economica e sociale dell’Italia settentrionale e conseguentemente dell’intera nazione. Se non affrontato con urgenza, il rischio non è solo lo spopolamento di alcune aree, ma il collasso del sistema pensionistico, sanitario e dell’intero sistema di servizi welfare così come lo conosciamo”.
La crisi del nord Italia, del Veneto e delle province di Treviso e Belluno – e la strada da imboccare per scongiurare un lento e inesorabile declino – è stata uno dei temi al centro della relazione congressuale con cui oggi a Cison di Valmarino il segretario generale della Cisl Belluno Treviso Francesco Orrù ha aperto il quarto Congresso dell’Unione sindacale interprovinciale.
In territori come quello della provincia di Belluno, dove gli under 34 in 40 anni sono diminuiti del 43% mentre gli over 65 sono aumentati di 20mila unità, o come quello della Marca trevigiana, in cui i giovani sono scesi del 21% e gli anziani cresciuti del 120%, il leader della Cisl rilancia con forza la necessità di un “nuovo contratto sociale tra istituzioni politiche, sindacato e imprese, che ponga al centro il lavoro, la competitività e la crescita, un patto che passi attraverso il rilancio delle filiere industriali, la qualificazione del sistema produttivo e l’investimento in formazione e competenze”.
I numeri che fotografano l’emergenza demografica, abitativa, occupazionale e salariale sono al centro della riflessione della Cisl e della ricerca curata dal suo Ufficio Studi, presentata oggi con il titolo “Territori in trasformazione: popolazione, lavoro e competitività nelle province di Belluno e Treviso”.
DEMOGRAFIA E LAVORO – Il trend demografico della provincia di Belluno mostra un calo continuo dal 1982 ad oggi (-10%). Giovani e giovani adulti sono sempre meno (-43%), gli over 65 sempre di più: fra vent’anni saranno il 36% della popolazione (nel 1982 erano il 16%). L’invecchiamento, così come il calo demografico, è più accentuato nei piccoli centri montani, come Cibiana, Zoppè di Cadore, Gosaldo: questi ultimi due comuni in vent’anni hanno perso oltre un terzo dei residenti. Pesa sul mondo del lavoro l’invecchiamento della popolazione attiva: a fronte di un numero complessivo di occupati stabile dal 2013 al 2023, aumentano del 60% i lavoratori tra i 55 e i 64 anni e quelli over 65 raddoppiano. Al contempo, calano i lavoratori under 44, che passano da oltre 28mila a 18mila. L’età media degli occupati passa dunque da 43,3 anni del 2013 a 45,4 del 2023.
La popolazione della provincia di Treviso è aumentata in modo costante dal 1982 fino a pochi anni fa, iniziando a diminuire in modo lieve ma costante nel 2020. Il risultato? Un calo di quasi 6.000 residenti in 10 anni (da 884.463 a 878.545). Le proiezioni al 2043 indicano che le fasce più giovani e quelle in età lavorativa si ridurranno: gli under 15 passeranno dal 21% all’11,6%, la fascia 15-34 dal 30,5% al 18,6%, mentre gli over 65 raddoppieranno il loro peso percentuale, passando dal 13,2% del 1982 al 34,1% del 2043. La popolazione anziana è distribuita in modo più equilibrato rispetto a Belluno, ma è evidente come le aree pedemontane e prealpine siano più colpite dal calo demografico: Miane -14,2%, Segusino -12,1%, Tarzo -10,7%. Si registra anche nella Marca l’invecchiamento della forza lavoro. Raddoppia il numero di occupati delle fasce 55-64 anni e over 65, mentre calano i lavoratori dai 35 ai 44 anni (da 117.911 a 83.501). L’età media dei lavoratori è passata da 42,2 del 2013 a 44,4 del 2023.
I LAVORATORI MANCANTI – Incrociando i dati demografici con il tasso di occupazione medio della provincia e proiettandoci in avanti di 15 anni, si scopre che nel 2040 in provincia di Belluno mancheranno 23mila lavoratori. Nella Marca il “buco” sarà di 80mila lavoratori. I settori che rischiano di andare in sofferenza sono quelli in cui l’età media dei dipendenti è più alta: sanità e assistenza sociale, trasporto e magazzinaggio, attività immobiliari, finanza, ma anche manifatturiero. Come colmare questo gap?
L’IMMIGRAZIONE – Negli ultimi vent’anni il numero di residenti stranieri a Belluno è cresciuto, passando da meno di 5.000 nel 2002 a quasi 12.800 nel 2024. L’aumento si è arrestato negli ultimi 10 anni. Dal 2014 al 2024 il numero di stranieri si è stabilizzato tra gli 11.500 e i 13.000. In un contesto di calo demografico, la presenza straniera rappresenta una componente importante della popolazione, soprattutto in termini di forza lavoro e tenuta del sistema locale, ma non è sufficiente, da sola, a invertire la tendenza allo spopolamento. Gli stranieri a Belluno lavorano soprattutto nelle costruzioni, nelle aziende di fornitura acqua e reti fognarie, nei servizi alle imprese, nella ricettività.
A Treviso la popolazione straniera, dopo una forte crescita tra il 2002 e il 2014, è in calo. Dal picco di quasi 100.000 stranieri nel 2014, si è scesi sotto quota 90.000 nel 2024. Negli ultimi anni il numero si è stabilizzato, ma il dato mostra chiaramente che la spinta migratoria si è attenuata. Gli immigrati sono occupati soprattutto in agricoltura e nelle costruzioni.
I SALARI E IL COSTO DELLA VITA – In costante ma lieve crescita fino alla crisi del 2020 legata alla pandemia, tornati ad aumentare nel 2021, i salari di oggi non sono aumentati tanto da battere l’inflazione. Sebbene in provincia di Belluno dal 2016 al 2023 il reddito mensile (calcolato dal totale dei redditi diviso singolo lavoratore) sia passato da 22.754 euro a 25.948 euro, non è riuscito a stare al passo dell’inflazione: i redditi dal 2016 al 2023 sono cresciuti di poco più del 15%, mentre l’inflazione ha sfiorato il 20%. Percentuali simili a Treviso, con salari cresciuti del 16,4% (dai 22.655 euro del 2014 ai 27.009 euro del 2023) e inflazione cumulata al 19,70%.
IL LAVORO POVERO – Dove i contratti sono a tempo pieno e indeterminato, gli stipendi sono dignitosi, in entrambe le province. Dove invece c’è la stagionalità e il part time – spesso e volentieri involontario o scelta obbligata per conciliare lavoro e famiglia – il salario cala. Nelle attività manifatturiere, nelle costruzioni, nelle attività finanziarie, i salari superano i 28mila euro. Ma in settori strategici come la sanità, l’istruzione, l’assistenza sociale e familiare, i servizi, le attività ricettive, gli stipendi scendono, e di molto. È pari a 17mila euro la retribuzione media di chi si occupa di sanità e sociale nel Bellunese, a 18mila nella Marca: in entrambe le province, più della metà dei lavoratori in questo settore ha un contrato part time. Anche nella ristorazione la paga media non supera i 12 mila euro, e anche in questo settore il 40% dei dipendenti è part time.
LA CASSA INTEGRAZIONE – Nonostante i contratti full time, sui lavoratori e sulle lavoratrici della manifattura sta impattando l’avanzare di una crisi sempre più globale certificata dal numero di ore di cassa integrazione autorizzate nel 2024, sui livelli di 10 anni fa: 5.003.444 le ore autorizzate in provincia di Belluno, di cui il 61% nelle aziende metalmeccaniche e 15.885.844 nella Marca, di cui il 47,5% nel settore metalmeccanico, il 16% nel legno e il 13% nel settore della chimica, gomma e materie plastiche.
LA CASA – In provincia di Belluno, le abitazioni non occupate sono passate da 19.494 nel 1971 a 85.956 nel 2021, quasi eguagliando quelle stabilmente abitate. Tra le abitazioni non occupate rientrano seconde case, gli alloggi stagionali e quelle adibite ad affitti brevi come gli Airbnb (questi ultimi 3.500/3.600 secondo le stime). Anche per questo, in molti comuni montani e turistici, oltre il 60% delle abitazioni risulta non occupato, riflettono un uso residenziale discontinuo del territorio e una crescente distanza tra patrimonio abitativo e residenza stabile.
A Treviso il numero di abitazioni è cresciuto in modo continuo dagli anni Settanta ad oggi. Le abitazioni occupate sono passate da 170.000 nel 1971 a quasi 364.000 nel 2021, ma sono aumentate anche quelle non occupate, che sono salite da 12.784 a 68.804. La Marca mostra una distribuzione più equilibrata delle abitazioni rispetto a Belluno, ma i numeri evidenziano che le zone meno abitate stabilmente sono quelle della fascia pedemontana e collinare, come Fregona, Revine Lago, Miane.
LA RELAZIONE – “Lo spopolamento e l’invecchiamento della popolazione – ha sottolineato Orrù nella relazione congressuale – sono sfide sempre più urgenti. Il calo dei residenti e della forza lavoro minaccia la sostenibilità del sistema del lavoro e della protezione sociale. Non solo è sempre più evidente la carenza di manodopera in settori chiave come edilizia, agricoltura e terziario, ma va ricordato che per lo stesso motivo, strutture pubbliche e private rischiano di non garantire adeguati servizi di cura alla persona. Nel contempo siamo pienamente consapevoli che la complessità delle dinamiche lavorative nel nostro territorio va ben oltre il semplice allarme legato alla carenza di manodopera. Settori in grave difficoltà, come il tessile, il chimico e il metalmeccanico, hanno visto un significativo aumento delle ore di cassa integrazione, mettendo a rischio la stessa sopravvivenza di alcuni siti produttivi”.
“È essenziale – prosegue Orrù – analizzare e rafforzare la capacità attrattiva del nostro territorio, introducendo elementi capaci di richiamare nuove energie e nuove competenze, trattenendo giovani, famiglie e professionalità, accompagnandoli nel costruire il loro progetto di vita nel nostro territorio. L’attrattività passa attraverso servizi territoriali adeguati: alloggi, sanità, welfare, trasporti e infrastrutture devono essere sviluppati in modo interconnesso per garantire una crescita stabile. Essere attrattivi significa anche realizzare una contrattazione di qualità, che riconosca il valore del lavoro premiando competenze e impegno, riconoscendo ai lavoratori il valore di quanto realizzato grazie al loro operato. Solo così potremo frenare l’emorragia di intelligenze e conoscenze che si sta concretizzando e far sì che il nostro territorio torni prepotentemente a essere un luogo in cui costruire il futuro”
“Ci assumiamo – conclude il segretario generale della Cisl Belluno Treviso – la responsabilità di partecipare attivamente ai processi di cambiamento, chiedendo tavoli permanenti alla politica, istituzioni e associazioni per rendere i nostri territori nuovamente attrattivi. È urgente giungere a un nuovo contratto sociale tra istituzioni politiche, sindacato e imprese, che ponga al centro il lavoro, la competitività e la crescita. Questo deve passare attraverso il rilancio delle filiere industriali, la qualificazione del sistema produttivo e l’investimento in formazione e competenze”.
I lavori del Congresso sono proseguiti, dopo la presentazione della ricerca, con i saluti dei numerosi ospiti presenti, a partire da monsignore Martino Zagonel, amministratore diocesano di Vittorio Veneto, Mario Conte sindaco di Treviso, Paola Roma, presidente dell’associazione Comuni della Marca.
Toccante l’intervento di Monica Michielin, la mamma di Mattia Battistetti, il giovane morto nel 2021 a 23 anni mentre lavorava in un cantiere edile senza la necessaria formazione prevista dal contratto dell’edilizia. “Da quel giorno la mia vita è finita, per una mamma piangere sulla tomba del figlio è innaturale – ha detto -, Mattia deve rimanere alla memoria come simbolo di questo tempo. Non è accettabile che in un Paese che dichiara nella Costituzione di essere fondata sul lavoro, ogni giorno muoiano tre persone. Le morti sul lavoro sono omicidi. Ringrazio la Cisl per essersi costituita parte civile”.
“Ringrazio la famiglia, mamma Monica, e papà Giuseppe – ha detto Orrù – per essere oggi presenti al nostro Congresso e per l’impegno profuso in questi anni in tema di sensibilizzazione alla sicurezza sul lavoro. La sicurezza sul lavoro è un tema fortemente complesso che dev’essere affrontato da molteplici prospettive, normative-contrattuali che contemplino regole, più controlli e ispezioni, sanzioni maggiori per chi non rispetta le regole, più formazione e informazione”.
Dal palco di Cison è stata inoltre lanciata una raccolta firme su change.org per la liberazione di Alberto Trentini, il cooperante veneziano detenuto in Venezuela dal 15 novembre scorso. La zia del giovane, molto conosciuto per l’impegno nella cooperazione internazionale e nell’aiuto umanitario, detenuto senza accuse formali e privato dei suoi diritti fondamentali, ha letto una commovente lettera scritta dalla mamma di Alberto.
In chiusura di giornata, l’intervento del Segretario della Cisl nazionale, Giorgio Graziani.
I lavori riprenderanno martedì 15 alle 9 con il dibattito, gli interventi delle delegate e dei delegati, e le conclusioni, alle 12, del segretario generale della Cisl del Veneto Massimiliano Paglini. Le operazioni di voto si svolgeranno dalla tarda mattinata al primo pomeriggio, con proclamazione degli eletti a metà pomeriggio e successiva convocazione del Consiglio generale per l’elezione degli organismi statutari.